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Il Rinascimento. Raffaello il genio della bellezza

IL MITO RAFFAELLO SANZIO IL PITTORE DELLA GRAZIA E DELLA BELLEZZA PER ECCELLENZA

(6 aprile Urbino 1483-Roma 1520)

Oggi 6 aprile di 501 anni fa, nel giorno del suo compleanno, moriva a soli 37 anni dopo 15 giorni di agonia per forti febbri, Raffaello, il maestro assoluto del Rinascimento italiano. Su questo meraviglioso artista che ha, nella sua breve vita in pratica 10 anni veri di attività, raccontato il suo mondo fatto di recupero del classicismo e reinventato in chiave moderna attraverso il suo talento è molto difficile scrivere in sintesi, molti più bravi ed esperti di me lo hanno fatto e lo faranno ancora, ma oggi ci tengo a scrivere alcune cose per ricordarlo.

Particolare della Scuola di Atene, autoritratto

LA PRIMA STARTUP DEL 1450

Mi voglio soffermare sulla sua visione moderna del ruolo dell'artista, fu il primo a organizzare attorno a sé una scuola di artisti che collaboravano con lui, sotto la sua rigida supervisione, per poter così far fronte alle tante commesse intraprese da consegnare ai committenti visto il suo enorme successo. Creò una tale "scuola di maniera" che poi alla sua morte prematura porterà lo stile raffaellesco attraverso i suoi allievi in tutta Italia.

IL SACCO DI ROMA

Quando con la discesa dei Luterani, i famosi Lanzichenecchi, con il Sacco di Roma (1527 per fortuna dopo la sua morte), che tra l'altro oltre a uccidere rubare stuprare e dare fuoco alla città, vollero incidere per sfregio il nome di Lutero sui capolavori del Vaticano, la scuola si sciolse e fuggendo i maestri, che avevano accompagnato Raffaello in vita, portarono il suo stile il "Rinascimento Italiano" oltre confine fino nel profondo Nord Europeo contribuendo alla nascita del Rinascimento Europeo. Roma dopo quella violenza non fu più la stessa. Il mito eterno di Raffaello influenzò tutto il periodo artistico a seguire e fu messo molto in risalto nell'800 con i Nazzareni (per i capelli lunghi) che importarono il suo modo e il suo stile alla ricerca della grazia assoluta nelle opere e traslando il tutto nel romanticismo della poesia della letteratura e nel teatro con il melodramma.

Il secondo sacco di Roma nel 1527
L'INCISIONE DEL BULINO
Raffaello capì anche con questa sua moderna visione dell'opera dell'artista a servizio della società con un'idea da imprenditore, l'importanza dell'INCISIONE (una delle tecniche si chiamava bulino) che usò per diffondere il suo stile e veicolando la diffusione del Rinascimento oltre confine. Il vero primo mezzo di "stampa e di comunicazione" prima della fotografia che l'artista usò subito capendone la forza, facendo pervenire alle botteghe di incisori di tavolette i disegni dei suoi quadri che venivano diffusi ovunque ancor prima della fine dell'opera e arrivarono ovunque anche nello studio in quel nord tedesco, a Norimberga, di Albrecht Durer.

Il Giudizio di Paride, disegno di Raffaello in incisione

IL PRIMO SOPRINTENDENTE DELLA STORIA

Possiamo considerare Raffaello come il primo soprintendente della storia: con lui si produsse una nuova sensibilità nei confronti dei beni culturali, alle origini di quella moderna. Vista l'amore dell'artista verso le antichità il Papa Leone X lo nominò a tutela del patrimonio artistico e soprattutto in difesa dei furti e delle vendite di opere e reperti storici.
Raffaello scrisse una famosa "Lettera a papa Leone X" (la trascrizione nell'Archivio di stato di Mantova) tra l'altro si leggeva “l’assunzione di responsabilità da parte di Raffaello e degli umanisti suoi contemporanei, a partire da Leone X, per la salvaguardia di un patrimonio monumentale unico, frammentario e minacciato, in nome della trasmissione della memoria e del passaggio di testimone all’età nuova”.  Nella nostra Costituzione si cita questa sensibilità che possiamo certamente ricollegare a Raffaello: Articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".

IL FUNERALE DEL MITO AL PANTHEON
Il suo funerale fu un evento straordinario e tutta la città di Roma pianse questo amato e adorato genio morto troppo giovane, le donne gettavano fiori dalle finestre su quel feretro portato da quattro cardinali verso il Pantheon.
Dal racconto del funerale di Raffaello, riportato da Audin, autore della vita di Leone X:
"Prima della partenza del corteo funebre verso la Rotonda, la folla si pressava intorno al corpo di Raffaello, chi baciava le frange del drappo mortuario, chi toccava la mano che aveva dipinto tanti capolavori, chi appoggiava le labbra sulla fronte che lo spirito di Apelle aveva animato per 37 anni. Il corteo era iniziato da Castel sant'Angelo. Era preceduto da una folla di carri, di cavalli, di uomini armati, poi seguivano le confraternite della città poste su due file illuminate da fiaccole, in seguito tutto quello che Roma possedeva di pittori, di scultori, di architetti, con una mano reggevano un ramo di cipresso, con l'altra un cero acceso, Seguivano i cardinali, i prelati, i preti, alla fine il feretro di Raffaello sostenuto da quattro cardinali in abito viola. Dietro il feretro camminavano a piedi il governatore, il tesoriere e tutta la magistratura di Roma. Il corteo era chiuso dalla guardia svizzera, dietro la quale si era adunata una folla immensa. Dalle finestre e dai balconi, le donne lanciavano dei fiori sui resti del glorioso artista, non ci fu occhio che non versasse lacrime. Era come un lutto immenso e una calamità pubblica. Dopo che ciascuno ebbe sparso l'acqua santa sul corpo del defunto, questo fu sistemato nella nicchia praticata accanto all'altare della Vergine, poi venne chiuso l'accesso alla nicchia con una pietra sulla quale fu incisa l'iscrizione che il Bembo fece in seguito in onore dell'artista. Il corpo rimase esposto nella chiesa per tre giorni".

ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI
RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI.
QUI E’ QUEL RAFFAELLO DA CUI, FIN CHE VISSE, MADRE NATURA TEMETTE DI ESSERE SUPERATA E QUANDO MORI’ TEMETTE DI MORIRE CON LUI.
La traduzione di un distico di Pietro Bembo (Venezia, 1470 Roma, 1547)

Insomma il principe degli artisti italiani un illuminato colto bellissimo amatissimo e innamorato della vita con la grazia e la bellezza dentro di sé che ha saputo trasferire nelle sue opere con grande maestria e senza difficoltà, e tutto questo patrimonio ora è proprio grazie a lui nel DNA di tutti noi italiani.

L'OPERA SCELTA: 

"LA SCUOLA DI ATENE". Nella Stanza della Segnatura, del 1509/1511, Musei Vaticani © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano

L'opera in affresco esalta la ricerca razionale dell'uomo e rappresenta i più celebri personaggi dell'antichità. Si contano 58 figure tra filosofi e matematici che parlano e si confrontano tra loro in uno scenario classicheggiante in prospettiva tanto caro a Raffaello. I gruppi di personaggi sono disposti su due piani su una scalinata, e si dividono: il primo ai lati di una coppia centrale che sono Platone e Aristotele che parlano, il secondo gruppo a sinistra in cui ci sono i pensatori che si sono dedicati ai fenomeni terrestri e alla natura e un terzo gruppo a destra dove c'è l'autoritratto di Raffaello.

Nella struttura architettonica del fondo invece sulla gradinata dove si trovano i filosofi ai lati ci sono due statue classiche di marmo, a sinistra Apollo con sotto un bassorilievo di lotta e guerra e a destra Minerva con lo scudo e la testa di Medusa e sotto un altro basso rilievo con una figura femminile e lo zodiaco. Opera firmata ("RVSM": "Raphaël Urbinas Sua Manu").

LA COMPOSIZIONE DEI PARTECIPANTI

1) Zenone di Cizio
2) Epicuro o Rito orfico | Fedra Inghirami (alle cui spalle Federico Gonzaga bambino)
3) Federico II Gonzaga
4) Severino Boezio o Anassimandro o Aristosseno o Empedocle o Senocrate
5) Averroè (con il turbante)
6) Pitagora (che legge un libro)
6) Telaugue
7) Alcibiade
8) Antistene o Senofonte
9) Kalokagathia greca (cosiddetta Ipazia) | Il Sodoma
10) Eschine o Senofonte o Alcibiade
11) Parmenide o Senocrate o Aristosseno
12) Socrate (con la tunica verde)
13) Eraclito (raffigurato appoggiato a un blocco di marmo, intento a scrivere e rappresentato con i tratti di Michelangelo, impegnato in quel periodo a dipingere la vicina Cappella Sistina)
14) Platone (al centro che conversa)
15) Arisotele (accanto a Platone)
16) Diogene di Sinope (sdraiato sulle scale)
17) Plotino (con l'abito rosso ai piedi di Minerva)
18) Euclide o Archimede | Bramante (intento a disegnare una figura geometrica)
19) Zoroastro | Baldassarre Castiglione (con in mano un globo e la sfera terrestre)
20) Claudio Tolomeo
21) Apelle | Raffaello
21) Protogene | Il Sodoma o Perugino o Timoteo Viti

©Bruna Pisano. RIPRODUZIONE RISERVATA


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