INFOGRAFICA E DINTORNI

INFORMATION GRAPHICS E COMUNICAZIONE

Roma capitale del narcotraffico. La guerra dei Boss

Il IV Rapporto “Mafie nel Lazio” 2019 dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio definisce bene lo scenario della spartizione e del controllo di Roma da parte dei maggiori Gruppi, Clan e Famiglie di mafia italiana e straniera e la dimensione del suo principale giro di affari: il mercato della droga.


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La mappa delle piazze di spaccio di droga a Roma. Infograficapisano

Le principali piazze di spaccio di Roma
Sacra Corona Unita, Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta i dominatori del mercato delle sostanze stupefacenti stringono d'assedio la Capitale d'Italia. Tutte le periferie del traffico e dello spaccio di stupefacenti fino nel cuore di Roma, Casilino, San Basilio, Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Torre Maura, Quadraro, Tuscolano-Cinecittà, Romanina, Primavalle, Donna Olimpia-Monteverde e il più centrale Quartiere Africano.

Operazioni antidroga del 2018
Haschish la principale sostanza sequestrata nelle operazioni antidroga della Polizia di Stato-Direzione Centrale per i Servizi Antidroga nel 2018, a seguire la marijuana, poi la cocaina, l'eroina e le droghe sintetiche.

Le operazioni e gli arresti antidroga nella Capitale
3.943 le operazioni portate a termine dalle Forze dell'ordine nel Lazio, quasi tutte concentrate su Roma con 3.511 arresti, con una crescita da 29 a 118 indagati da parte della Direzione distrettuale antimafia per associazione di tipo mafioso dal 2017 al 2018.

Storia di copertina del Fatto Quotidiano del 18 novembre 2019

Spari e boss in fuga, Roma ora è di Senese

Roma, la Capitale ora è di Senese.
Tra spari, boss in fuga e il vice di Carminati tornato libero Tor Bella Monaca, San Basilio, Romanina, Quarticciolo, Corviale, Primavalle, Ostia e Acilia, Tufello, Val Melaina, Quadraro. Sono alcune delle venti “piazze di spaccio” di Roma, quelle considerate chiuse, spesso con tanto di vedette alla Scampia di Gomorra, che da oggi lo Stato proverà a scardinare con l’invio, annunciato in pompa magna dal ministro dell’Interno Luciana […]

di Giampiero Calapà | 18 Novembre 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/11/18/spari-e-boss-in-fuga-roma-ora-e-di-senese/5568237/


Quanti saremo fra trent'anni. Il sorpasso dell'India

Il World Population Prospects 2019 restituisce un quadro complesso della crescita della popolazione mondiale e il dato principale è che si arresterà intorno al 2050. L’aumento demografico più importante avverrà nei Paesi in via di sviluppo. Anche l’aspettativa di vita è destinata ad aumentare.

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La crescita della popolazione mondiale. Infograficapisano
Impressionante che 9 Paesi da soli contribuiranno alla crescita mondiale nel 2050 e sono: gli Stati Uniti (dato legato alla sua crescita economica), in Africa l'Egitto, l'Etiopia, la Tanzania, la Repubblica Democratica del Congo e la Nigeria; in Asia il Pakistan, l'India e l'Indonesia. Battuta di arresto clamorosa invece per la crescita della popolazione della Cina che viene sorpassata dall'India con 1.639 milioni di indiani tra trent'anni. 

Crescita della popolazione mondiale
I 47 Paesi meno sviluppati saranno quelli che avranno una più rapida e massiccia crescita di popolazione e si stima che nel 2100 si raddoppierà. Dal dato del 2019: 1.625 al 2100: 4.541 milioni di persone. 

La crescita dei Paesi africani
I Paesi dell'Africa subsahariana potrebbero rappresentare oltre la metà dell’incremento della popolazione mondiale tra il 2019 e il 2050. 

Un mondo più longevo
L’aumento dell’aspettativa di vita causerà una forte crescita della fascia della popolazione sia quella dai 25 ai 64 anni che oltre i 65 anni.

Dopo il 2050, il calo della natalità
La crescita segnerà una battuta d’arresto intorno al 2050. In quell’anno, nel 70% dei Paesi ogni donna avrà in media meno di 2,1 figli (soglia della crescita zero).

Come cambia l’aspettativa di vita
Aumenterà su scala globale, resterà tuttavia un gap di longevità fra Paesi più e meno sviluppati. Nel 2050 in America ed Europa la media sarà di 83,2 anni, nei 47 Paesi meno sviluppati sarà di 71,8 anni di vita per una media globale di 77,1 anni.

Su "Aggiornamenti sociali" Orientarsi nel mondo che cambia" nel numero 11 di novembre 2019. www.aggiornamentisociali.it

Berlino 30 anni dopo. I nuovi muri della paura

LE RECINZIONI DI CONFINE CONTEMPORANEE sono costruite con lo stesso intento delle antiche mura. Ci sono muri che separano culture e religioni, che stabiliscono la proprietà della terra, barriere che regolano il commercio e recinzioni che limitano i traffici e soprattutto le nuove migrazioni. Sono cambiati i materiali di costruzione da terra, mattoni e muratura a strutture sofisticate che includono cemento, filo spinato, sensori, personale addetto, unità cinofile, veicoli di pattuglia, apparecchiature a infrarossi, elicotteri, aerei e droni.

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I muri della discordia. Infograficapisano
Trent'anni dopo la caduta del muro di Berlino e soprattutto con l'ingresso del nuovo Millennio, sono aumentati in tutto il pianeta, in modo esponenziale, la quantità di muri, barriere, fili spinati, fossati e pattugliamenti, per cercare di difendersi non solo da azioni di tipo criminale o terroristico ma anche e in particolare per cercare di arginare le migrazioni dei popoli. Un'Europa arroccata come un castello medievale da Nord a Sud, da Est a Ovest stretta tra la Russia di Putin e l'Africa e il Medio Oriente. Muri e barriere di ogni tipo, anche con uso di tecnologie avanzatissime dette "muri digitali", che prevedono l'interazione tra droni e satelliti, e che hanno il compito di monitorare i confini come avviene già in molti Paesi, per esempio su tutto il confine del Brasile, e anche in Europa, tra la Svizzera e l'Italia, dove da anni esiste un sistema di controllo di droni ricognitori operativi e in servizio alle Forze Aeree Svizzere che sorvolano le Alpi italiane.

Berlino non insegna: nel mondo 170 muri

Elegia di un muro molto alto. Versi potenti di Mustapha Benfodil. Cinquantenne poeta, drammaturgo, scrittore. E’ andato in Palestina. Ha visto. Ha sofferto. Ha metabolizzato rabbia. Indignazione. Tristezza. “Il cemento è una lingua barbara/Il muro è un paese irrazionale”. Aveva vent’anni quando il Muro di Berlino venne fatto a pezzi il 9 novembre del 1989. […]

di Leonardo Coen | 28 Ottobre 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/10/28/berlino-non-insegna-nel-mondo-170-muri-2/5536199/

Clima, spariranno caffè e cioccolato e molti altri

Clima, spariranno per sempre caffè e cioccolato e molti altri a causa del riscaldamento globale che rappresenta un'enorme minaccia per il pianeta soprattutto per la sopravvivenza di molte varietà di coltivazioni. Con la mutazione climatica il cibo rischia di ridursi o di scomparire proprio a causa delle numerose variazioni meteorologiche che cambiano quelle condizioni di base utili e necessarie per la loro produzione. 

Quali i cibi a rischio estinzione
Il cioccolato, il caffè, la frutta con nocciolo, le banane, l'avocado, le fragole, i germogli di soia, l'uva da vino, lo sciroppo di acero, le arachidi, il grano mais riso, i ceci.

I 12 cibi che rischiamo di perdere per sempre. Infograficapisano©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono 12 i cibi che per vari motivi sono in pericolo e che potremmo nei prossimi anni non trovare più sulle nostre tavole sia per mancanza di coltivazione dovuta a cambiamenti climatici che per conseguenti ragioni economiche e anche di produzione. Potrebbero diventare per queste ragioni cibo solo per "élite" come le banane, le fragole, il grano e il cioccolato vista la grande difficoltà di coltivazione perché necessita della più alta quantità di acqua per crescere.

Lo scenario della sicurezza alimentare
La previsione mondiale al 2050 è catastrofica. Ipotizzando i livelli massimi di emissioni e il peggior grado di adattamento dell’ambiente al cambio climatico, risultano negative le prospettive della capacità di garantire in modo costante e generalizzato acqua e cibo per la sopravvivenza di tutti gli uomini.
 
I più inquinanti e chi ha più sete
I cibi più inquinanti sicuramente sono le produzioni di carne che causano il 18% di gas serra (GH) nell'atmosfera, poi c'è l'impronta idrica media globale. Molti alimenti richiedono enormi quantità di acqua per crescere, come per esempio il più assetato come il cacao e anche la carne, il burro e il formaggio e la desertificazione di molte aree del pianeta dove vengono coltivati, potrebbe provocare un un enorme calo di produzione
Sul Fatto Quotidiano

Clima, spariranno caffè e cioccolato
Dimenticate l’avocado, cibo modaiolo che impazza in ristoranti onnivori e vegani oltre che su Instagram, dove è uno dei cibi più fotografati. Il riscaldamento globale sta mettendo a dura prova la sua produzione, e infatti i prezzi sono in crescita costante. Il motivo è semplice: occorrono oltre trenta di litri di acqua per produrne trenta […]

Di Elisabetta Ambrosi
 
 
Lo trovi sul FQ
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/09/30/clima-spariranno-caffe-e-cioccolato/5486210/
La doppiapagina del Fatto Quotidiano con l'inchiesta sul cibo
Fonte: Water footprint network; World Economic Forum 2019, Future of Food. Elaborazione dati e infografica Bruna Pisano©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cambiamenti climatici. I rischi di un mondo fragile

Il World Risk Report 2018 è stato calcolato su una base di indici variabili che calcolano l'esposizione di 172 Paesi ai pericoli naturali di vario genere. Le regioni più a rischio di catastrofi si trovano in Oceania, nel Sud-est asiatico, nell'America centrale e nell'Africa occidentale e centrale. Vanuatu è il paese con il più alto rischio di disastro. Tonga è al secondo posto e le Filippine sono al terzo posto. In questi paesi, l'esposizione a eventi naturali estremi come cicloni o terremoti è molto alta. 


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I maggiori rischi del mondo. Infograficapisano
Contemporaneamente, mostrano un livello molto alto di vulnerabilità sociale. 13 dei 15 paesi con la più alta vulnerabilità sociale si trovano in Africa. Nove stati insulari sono rappresentati tra i 15 paesi con il più alto rischio di catastrofi. Sono particolarmente esposti a pericoli naturali quali inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare.

I paesi che si classificano tra il 170 e il 172, vale a dire quelli con il minor rischio di catastrofi sono l'Arabia Saudita (valore dell'indice: 1,39), Malta (valore dell'indice: 0,57) e Qatar (valore dell'indice: 0,36), sono tutti poco minacciati da rischi naturali e vulnerabilità sociale da bassa a molto bassa.
Inoltre circa un bambino su quattro nel mondo vive in un'area colpita da disastri. Crisi e disastri hanno un impatto enorme sullo sviluppo dei bambini perché possono essere inibiti per tutta la loro vita da conseguenze fisiche e mentali dirette e indirette, specialmente quando le ferite e il trauma non vengono curati e non possono guarire.

I timori degli esperti. Il Global Risk Report 2019. 
Si tratta di un’indagine che offre una prospettiva dei rischi ad alto impatto e con le maggiori probabilità che accadano sia nell'anno che in prospettiva, nei prossimi 10 anni, in cui gli esperti hanno valutato 30 differenti rischi globali e le tendenze che potrebbero amplificarli o contenerli, raggruppati nelle tradizionali 5 Categorie: rischi economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici.

Nel Rapporto 2019, a destare le preoccupazioni maggiori sono i rischi ambientali per il 3° anno consecutivo, rappresentando 3 dei 5 principali rischi che potrebbero accadere e di quelli che darebbero luogo ai maggiori impatti a livello globale (disastri naturali; eventi meteorologici estremi; il fallimento delle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici), anche se la crisi idrica (al 4°posto tra quelli di maggior impatto) inserita nella macroarea sociale, può essere ricondotta a situazioni di tipo ambientale. Seguono poi  in termini probabilità i disastri ambientali provocati dall’uomo (6°posto) e la perdita di biodiversità (8°posto).

Inoltre i cambiamenti climatici stanno aggravando la situazione dei Paesi costieri più vulnerabili all’innalzamento del livello del mare e milioni di persone entro il 2050 saranno costrette ad abbandonare permanentemente le loro città per spostarsi all'interno. Dopo le questioni ambientali, i rischi che hanno maggiori probabilità di verificarsi su un orizzonte temporale di 10 anni sono la “massiccia frode e furto di dati” e gli “attacchi informatici”. Sono tornate a preoccupare anche le tensioni geo-economiche, influenzate da politiche, dazi e scarsi investimenti. Il tasso di crescita globale sembra aver raggiunto il picco, mentre la disuguaglianza, in particolare all’interno dei vari Paesi, continua ad aumentare e viene vista come un forte spinta ai rischi globali. 
(Sulla rivista "Aggiornamenti Sociali". Orientarsi nel mondo che cambia).


Ibernazione. Dalla fantascienza alla realtà terapeutica

Quanto la natura può ancora insegnare agli scienziati lo studio del letargo del mondo animale, quello stato molto diverso dal sonno, quello in cui l'animale spegne attivamente il proprio metabolismo e abbassa il suo consumo energetico. 

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La dinamica dell'ibernazione. Risorsa Freepik. Infograficapisano 
Quanto può scendere la temperatura corporea umana e a quanti gradi °C il corpo si difende per evitare effetti collaterali. È possibile andare oltre l'utilizzo della "Ipotermia terapeutica" già praticata nella medicina con pazienti con danni cerebrali o con ictus e quando invece gli scienziati potranno spingersi ancora oltre il limite del "Raffreddamento passivo", il cosiddetto "Torpore sintetico", per evitare i danni collaterali di un abbassamento della temperatura molto sotto i 30 °C...

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Le Scienze agosto 2019. Infograficapisano
Tutto sull'ibernazione e molto altro ancora in edicola col numero 612 di agosto de "Le Scienze" edizione italiana di Scientific American

Inseguendo il torpore

di Matteo Cerri

Indurre negli esseri umani uno stato simile a quello dell’ibernazione degli animali sarebbe un traguardo epocale con vaste applicazioni...

http://www.lescienze.it/plus/edicola/offertacopiasingolascienze.jsp

Mafia, un dominio fatto di traffici di droga e crimine

Il vero impero mondiale quello della "Mafia" descritto dalla Relazione semestrale del Ministro dell'Interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla DIA, la Direzione Investigativa Antimafia.

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L'Impero della Mafia. Infograficapisano
Una presenza di dominio assoluto di famiglie, gruppi e clan italiani che si contendono gli affari mondiali del narcotraffico e di tutti gli altri traffici illegali legati alla droga. Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra sono i principali gruppi criminali che attraverso gli stupefacenti, il riciclaggio, i reati finanziari, il gioco d'azzardo, le scommesse online, il traffico di armi e di essere umani negli anni sono riusciti a creare questo indiscusso impero del crimine mondiale "Made in Italy". 
UNODC, United Nations Office on Drugs and Crime, ha redatto un report "World Drug Report 2017" con l'analisi di tutte le rotte del narcotraffico che la criminalità internazionale percorre per far arrivare gli stupefacenti in tutte le parti del mondo. In questa mappa si evidenzia il percorso della cocaina, dai luoghi di produzione fino ai luoghi di arrivo e spaccio.

Il Fatto Quotidiano 29/07/2019-n°207/6-7

L’Italia che eccelle nell’export: delle mafie
di Lucio Musolino 
“Ma non li puoi mandare in bitcoin?”. “Non li vogliono, vogliono i soldi contanti”. “Ma questo scemo di merda… Questi sono strani allora”. È il 18 febbraio 2017 quando tre soggetti della Locride discutono di come pagare la cocaina ai narcos sudamericani che volevano solo contanti e in dollari. Nessun problema per i calabresi che, […]

La Google connection: così Cosa nostra s’adegua ai tempi
di Enrico Fierro 
Le mafie italiane hanno sempre tenuto molto alla loro immagine. L’hanno promossa con tutti i mezzi che i tempi offrivano. Cosa sono le processioni religiose nei paesi del nostro Sud, con le Madonne ingioiellate e i santi fatti inchinare sull’uscio delle case dei boss se non una rappresentazione del senso religioso e, soprattutto, del potere […]

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/29/litalia-che-eccelle-nellexport-delle-mafie/5354783/

Chi è più generoso è sicuramente più felice al mondo

Il WORLD HAPPINESS REPORT 2019 indaga sulla felicità percepita in 156 Paesi nel suo VII° rapporto attraverso alcuni indicatori che sono: il Pil pro capite, il supporto sociale, l'aspettativa di vita sana, la libertà di fare scelte di vita, la generosità e la percezione della corruzione. 

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La mappa della felicità. Infograficapisano
In cima a questa classifica ci sono tutti i Paesi scandinavi e in coda, lo si può constatare dalla mappa realizzata in 5 fasce analizzando dall'indice più alto a quello più basso, molti i Paesi africani e asiatici, dove sono alti i conflitti e le disuguaglianze sociali. All'ultimo posto il tormentato Sud Sudan. L'Italia si prende il 36° posto grazie alla speranza e alla alta aspettativa di vita e soprattutto al sostegno familiare, ma resta in basso per la mancanza di prospettive per i giovani, la mancanza di libertà nelle decisioni, l'alta percezione della corruzione e la sfiducia diffusa verso il governo e le istituzioni. L'analisi poi dell'uso dei social nei giovani evidenzia una paurosa caduta verticale delle interazioni sociali e della felicità in generale. Interessante il dato relativo alle prime 10 in classifica che risultano essere i più felici anche perché i maggiori "dispensatori di donazioni" ad organizzazioni umanitarie e ad azioni di volontariato. Quindi chi dona di più e più felice.

Il Fatto Quotidiano 22/07/2019-n°200/10-11

Non solo ricchezza, la felicità arriva aiutando il prossimo
di Elisabetta Ambrosi
Si può essere infelici pur avendo 17.500 dollari di reddito all’anno a testa (che è quanto risulta dividendo il reddito globale per i 7 miliardi e 700 milioni di persone sulla terra)? A quanto pare sì, visto che gli esseri umani non sono felici come invece ci si aspetterebbe se considerassimo unicamente la loro ricchezza. […] 

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/22/non-solo-ricchezza-la-felicita-arriva-aiutando-il-prossimo/5341017/









L'Eritrea, la grande speranza di un futuro di pace

Dopo l'accordo di pace con l'Etiopia, si riaccende nel giovane e tormentato paese del Corno d'Africa la speranza di un futuro.

Per una riconciliazione nazionale, la lettera dei vescovi cattolici dell'Eritrea.
«Come uscire dal circolo vizioso in cui ci stiamo da tempo dimenando? Pace e riconciliazione! Ecco il primo e più alto punto da cui partire». Di fronte al protrarsi di una crisi generale, che da tempo porta i giovani a «scrutare l’orizzonte in cerca di una via di fuga, quale che sia e purché sia», i vescovi cattolici dell’Eritrea hanno pubblicato il 28 aprile, in occasione della Pasqua del rito copto alessandrino cattolico, una lettera...

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L'Eritrea, lo Stato africano di giovani. Infograficapisano

Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Documenti, 13/2019, pag. 430

Quanti sono i minori stranieri censiti in Italia nel 2019

Secondo il Report dei "MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI IN ITALIA" stilato ad aprile del 2019 dalla Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, il numero dei minori attualmente censito sul nostro territorio è di 8.131.

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I minori censiti in Italia nel 2019. Infograficapisano

Il 93,3% di maschi e il restante 6,7% di bambine. La maggior parte di questi minori cioè il 63,6% quindi 5.173 ha 17 anni e proviene al 60% dall'Africa, il resto invece dall'Europa dell'Est, dall'Asia e di altre nazionalità. Dell'Africa del Nord sono soprattutto ragazzi egiziani 712, tunisini 293, somali 232, marocchini 188, il resto provengono dalla zona subsahariana e solo 11 dalla Libia. Il numero maggiore però di questi ragazzi viene dall'Albania, 1.689 e poi c'è il blocco asiatico con in cima il Pakistan con 511 presenze e i cinesi sono solo 10.

Sparsi nella penisola, è la Sicilia ad avere il numero maggiore di presenze con 2.518, il 31% del totale, poi segue la Lombardia con 888, poi il Friuli Venezia Giulia con 655, e via via distribuiti nel territorio fino ad arrivare ai 13 ospitati in Valle D'Aosta. Questi sono quelli censiti dall'autorità, poi c'è il numero "degli irreperibili" di cui è stato segnalato l'allontanamento che dovrebbe arrivare a 4.558 minori scomparsi. Numeri che destano molta preoccupazione per il destino sconosciuto di questi ragazzi di cui si sono perse completamente le tracce.
(I minori stranieri non accompagnati in Italia. Articolo, 15/06/2019, pag. 345/Rivista Il Regno, attualità e documenti)


La nuova legge universale del Papa contro la pedofilia

ORA NIENTE SCUSE
Il 9 maggio scorso papa Francesco ha emanato un nuovo motu proprio, Voi siete la luce del mondo, in tema di abusi e violenze sessuali nella Chiesa. Si tratta di un documento legislativo molto importante. Attenzione! Esso non mette in luce problemi o argomenti nuovi; questi erano noti e discussi da tempo. La grande novità è che ora Francesco promulga una legge universale, valida per tutta la Chiesa, che impone sia obblighi giuridici che finora non erano così chiaramente formulati sia obblighi nuovi nuovi.

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La legge universale di Papa Francesco. Infograficapisano

Dopo il vertice di fine febbraio (cf. Regno-att. 6,2019,131) diverse voci avevano affermato che le «indicazioni e iniziative concrete» che se ne attendevano erano state scarse o deludenti. È probabile che non avessero compre- so la vera natura e le dinamiche di un incontro che, in soli quattro giorni, non poteva concludere processi decisionali, ma voleva invece creare spazio per ponderare su come andare avanti per sconfiggere questa piaga. Il vertice, infatti, ha dato un impulso forte, sia in Vaticano sia nelle conferenze episcopali e nelle Chiese locali, per promuovere iniziative più coordinate ed efficaci da parte della comunità ecclesiale. Una certa tendenza a non voler vedere l’incontro di febbraio come un momento per girare pagina si è anche vista nelle interpretazioni scettiche sul discorso finale del papa. Ad esempio, pochi avevano notato una frase molto importante in cui Francesco, parlando del «rafforzamento e della verifica» delle linee guida delle conferenze episcopali, insisteva sul fatto che bisognava «applicare parametri che abbiano valore di norme e non solo di orientamenti. Norme, non solo orientamenti!» ...
Di Federico Lombardi
http://www.ilregno.it/articles/Regno-attualita-10-2019-270

Libertà di stampa in pericolo, la mappa 2019 di RSF


L'indice mondiale sulla libertà di stampa del 2019, compilato da Reporters Without Borders (RSF), mostra come l'odio verso i giornalisti sia degenerato in violenza, contribuendo ad aumentare la paura di scrivere. Il numero di Paesi considerati sicuri, dove i giornalisti possono lavorare in completa sicurezza, continua a diminuire, mentre i regimi autoritari continuano a stringere la presa sui media.
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La mappa della libertà di stampa nel mondo. Infograficapisano

L'indice RSF, che valuta lo stato del giornalismo in 180 Paesi ogni anno, mostra che è stato innescato un clima intenso di paura e l'ostilità si riversa soprattutto verso le testate di natura politica. La Norvegia è al 1° posto nell'Indice 2019 per il 3° anno consecutivo, mentre la Finlandia (in rialzo di due posizioni) si è classificata al 2° posto. Un aumento delle molestie informatiche ha causato la Svezia (terza) la perdita di un posto. In Africa, le classifiche di Etiopia (110°) e Gambia (92°) sono significativamente migliorate rispetto all'Indice dello scorso anno.

Molti regimi autoritari sono la causa di molte cadute di Paesi nell'Indice. Il Venezuela (148°) dove i giornalisti sono stati vittime di violenze e la Russia (al 149°) dove il Cremlino ha usato arresti e leggi draconiane per aumentare la pressione su media indipendenti e su Internet. In fondo dell'indice, entrambi Vietnam (176°) e Cina (177°); precipita l'Eritrea (178°) al terzultimo posto, nonostante il vento di pace con la vicina Etiopia e infine il Turkmenistan (giù due a 180°) è ora l'ultimo, in sostituzione della Corea del Nord (179°).

Solo il 24% dei 180 paesi e territori è classificato come "buono" o "abbastanza buono", rispetto al 26% dello scorso anno. Gli Stati Uniti di Trump al 48° posto e il gigante sudamericano il Brasile al 105°. Minacce, insulti e attacchi fanno ora parte dei "rischi professionali" per i giornalisti in molti paesi. In India (140°), dove i critici del nazionalismo indù sono etichettati come "anti-indiani" nelle campagne di molestie online, sei giornalisti sono stati assassinati nel 2018.

Reporter investigativi coraggiosi
Con questo clima di ostilità diffusa, è necessario il coraggio per continuare a indagare sulla corruzione, l'evasione fiscale o il crimine organizzato. Sale l'Italia dal 46°del 2018 al 43° e soprattutto i giornalisti dei media sono sottoposti a crescente persecuzione giudiziaria quasi ovunque nel mondo, per esempio anche in Paesi diversi come Algeria (141°) e la Croazia (64°).

Inseguiti da procedimenti giudiziari che prosciugano le loro risorse finanziarie, come in Francia (32°) o a Malta (77°), possono anche essere incarcerati come in Polonia (59°) e in Bulgaria (11°) dove 2 giornalisti sono stati arrestati dopo aver trascorso diversi mesi a indagare sull'uso improprio dei fondi UE. Oltre a cause legali e procedimenti penali, i giornalisti investigativi sono soggetti a minacce e ritorsioni di ogni altro tipo ogni volta che sollevano il velo su pratiche corrotte. Da case incendiate in Serbia (90°) o uccisi come a Malta, in Slovacchia (35°), in Messico (144°) e in Ghana (27°). Il livello di violenza usato per perseguitare i giornalisti è culminato con l'omicidio raccapricciante dell'editorialista saudita Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul lo scorso ottobre dopo aver inviato messaggi agghiaccianti ai giornalisti dell'Arabia Saudita (172°). Per paura delle minacce di morte ormai per sopravvivere molti giornalisti si censurano o smettono di scrivere del tutto.

UE al voto. Speciale Elezioni del Parlamento europeo

La UE non è uno Stato ma un'associazione unica nel suo genere tra Paesi europei, i cosiddetti Stati membri, che insieme rappresentano gran parte del continente europeo. Dal 1957, anno della sua creazione, via via negli anni l'Unione Europea è passata da 6 a 28 Stati membri, l'ultimo Paese che ha aderito nel 2013 è la Croazia. 
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L'Europa al voto. Infograficapisano

Ci vivono più di 510 milioni di persone, il 7% della popolazione mondiale. Nel giugno 2016 i cittadini di uno Stato membro, il Regno Unito, hanno votato per l'uscita dall'associazione, quindi, quando verrà definita la separazione attraverso negoziati ancora molto difficili, l'Unione sarà di 27 Stati membri. Le lingue ufficiali sono 24, il Paese più vasto è la Germania con circa 82 milioni di abitanti, il più piccolo è Malta con 400 mila. Il Parlamento europeo rappresenta i cittadini che scelgono i loro deputati con elezioni dirette ogni 5 anni, le principali riunioni del Parlamento si svolgono a Strasburgo, in Francia, 12 volte l'anno, e a Bruxelles, in Belgio 5 volte l'anno. 

Il Parlamento adotta decisioni sulle leggi europee congiuntamente al Consiglio, elegge il presidente della Commissione europea e approva i membri che compongono il collegio dei commissari, oltre al bilancio della UE che destina il 94% per fondi per progetti e programmi a beneficio di studenti, ricercatori, agricoltori, imprese e organizzazioni, solo il 6% è destinato a coprire le spese amministrative. 19 sono gli Stati hanno adottato la moneta unica. 

I vantaggi per i cittadini dell'Unione sono: viaggiare liberamente nello spazio Schengen, studiare formarsi e lavorare in qualunque paese UE, libera circolazione delle merci dei servizi e dei capitali, sanità e sicurezza in tutto il territorio UE, diritti dei consumatori europei, telecomunicazioni di qualità, accesso ai finanziamenti UE direttamente nei propri territori per progetti di varia natura. Il motto dell'Europa è: UNITA NELLA DIVERSITÀ. Infografica pubblicata nel numero 05 di maggio 2019 della rivista "Aggiornamenti Sociali", Orientarsi nel mondo che cambia.

L'Ungheria tra muri contro migranti e Chiesa cattolica

Ungheria-Chiesa e politica: demo-scettiche. Le Chiese ungheresi nella trasformazione di Orbán
di Paul M. Zulehner
La storia recente che l’Ungheria ha alle spalle è agitata. Per 40 anni è stata in balia del potere comunista, che agiva su un piano internazionale. I potenti del Cremlino non tolleravano alcun individualismo nazionale. Quando nel 1956 il governo comunista in Ungheria insorse, i carri armati russi entrarono nel paese. Moltissime persone fuggirono in Occidente.

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Le Chiese ribelli. Infograficapisano 
In seguito fu di nuovo l’Ungheria, a fianco della Repubblica democratica tedesca della Germania orientale, ad avere un ruolo importante nella Rivoluzione di velluto del 1989. Quando il ministro degli Esteri austriaco Alois Mock e l’omologo ungherese Gyula Horn alla fine di giugno tagliarono il filo spinato al confine, le fotografie fecero il giro del mondo. Per questo paese nel cuore dell’Europa si era aperta la strada verso un futuro indipendente. Erano riusciti a deciderlo da soli.
http://www.ilregno.it/attualita/2019/4/ungheria-chiesa-e-politica-demo-scettiche-paul-m-zulehner

Clima, guerre e cemento: 54 siti Unesco in pericolo

Ogni due anni l'Unesco stila un documento chiamato "Lista del patrimonio mondiale in pericolo" "List of World heritage in Danger" che elenca tutte quelle proprietà facenti parte del patrimonio culturale e naturale che considera beni universali situate nel territorio e definiti a rischio secondo l'articolo 11 della Convenzione. 
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I siti Unesco a rischio . Infograficapisano
L'inclusione di una proprietà del patrimonio mondiale in questo Elenco richiede il consenso dello Stato interessato. La lista può includere solo quei beni che fanno parte del patrimonio culturale e naturale minacciati da gravi e specifici pericoli, come la minaccia di scomparsa causata dall'accelerazione del deterioramento, da progetti pubblici o privati ​​su larga scala o rapido urbano o progetti di sviluppo turistico; dalla distruzione causata da cambiamenti nell'uso o nella proprietà del terreno; da maggiori modifiche dovute a cause sconosciute; da abbandono per qualsiasi motivo; dallo scoppio o la minaccia di un conflitto armato; da calamità e cataclismi; da incendi seri, terremoti, frane; da eruzioni vulcaniche; da cambiamenti nel livello dell'acqua, inondazioni e maremoti. Il Comitato può in qualsiasi momento, in caso di necessità urgente, inserire un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo e dichiararne lo stato di "rischio".

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L'impaginato dal Fatto Quotidiano
Clima, guerre e cemento: 54 siti Unesco in pericolo
I governi nazionali impediscono che le proprie risorse siano dichiarate a rischio: preferiscono un danno al patrimonio mondiale, piuttosto che uno d’immagine
di Tomaso Montanari | 25 Marzo 2019
Uno dei grandi meriti della mobilitazione per il clima che Greta Thunberg ha saputo innescare è il suo carattere quintessenzialmente internazionale. In un momento in cui i fantasmi dei nazionalismi riprendono carne e riprendono armi, abbiamo bisogno come il pane di ricordare a noi stessi il nostro comune interesse generale: la salvezza comune dell’umanità dal […]

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/03/25/clima-guerre-e-cemento-54-siti-unesco-in-pericolo/5060192/

La nuova mappa dell'indice di corruzione globale

Ogni anno Transparency International pubblica la mappa Corruption Percentions Index 2018 che misura con un indice da 100 a 0 la corruzione che si annida nel settore pubblico in 180 nazioni percepita dai cittadini. I più virtuosi da anni in cima a questa classifica la Danimarca e la Nuova Zelanda con un indice rispettivamente di 88 e 87. 

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La mappa mondiale della corruzione nel settore pubblico. Infograficapisano
Ci sono poi ancora tutti i Paesi scandinavi nelle primissime posizioni insieme alla Svizzera, a Singapore, il Canada, e all'Olanda con 84 punti; l'Italia risale posizioni e nel 2018 risulta al 53° posto con 52 punti (nel 2016 era al 60° posto). Le maglie nere della corruzione spettano a molti Paesi africani come la Libia, il Sudan e il Sud Sudan e al Medio Oriente con l'Afghanistan, la Siria e lo Yemen. Chiude la classifica con soli 10 punti su 100 dell'indice anche quest'anno la Somalia al 180° posto. In America latina il Venezuela resta il Paese più corrotto con 18 punti. Riassumendo: la regione con le migliori prestazioni è l'Europa occidentale con un punteggio medio di 66. Le regioni con le peggiori prestazioni sono l'Africa sub-sahariana (punteggio medio 32) e l'Europa orientale e l'Asia centrale (punteggio medio 34). I Paesi che in sette anni sono migliorati in classifica sono l'Argentina, la Costa d'Avorio e la Guyana; chi invece nello stesso periodo è peggiorato è l'Ungheria, il Messico e Malta.

La mappa del futuro visto attraverso le parole

Tecnologia, ambiente, energie rinnovabili e i valori della famiglia sono le parole che servono a rappresentare meglio la realtà e che vengono considerate le più importanti per il futuro.  Da otto anni l’Osservatorio sul Capitale Sociale di Demos in collaborazione con Coop, indaga i sentimenti che suscitano alcune parole relative a valori, tematiche, persone e istituzioni del nostro tempo.
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La Mappa delle parole del futuro. Infograficapisano
LA MAPPA  “proietta” le parole esaminate in base a due diversi “assi” di giudizio. Il primo: il gradimento espresso dagli intervistati, in misura crescente, da sinistra verso destra, cioè, lungo l’ascissa il secondo dal basso verso l’alto (seguendo l’ordinata) le parole che riflettono la tensione fra passato e futuro. Si concentrano tre distinte aree, tre di significato, dai confini, e soprattutto dai contenuti, piuttosto precisi. Ad un estremo è facile individuare le parole del futuro condiviso. I valori, i temi e le persone che gli italiani ritengono centrali nel loro futuro. All’opposto è possibile scorgere i temi che appartengono al passato e sono considerati in maniera negativa dalla larga maggioranza del Paese. Mentre al centro si collocano le questioni aperte della società italiana. I temi che appassionano e che dividono.
NELLA PRIMA AREA IL FUTURO CHE UNISCE nella dimensione futura si afferma con nettezza il tema dell’ambiente e della compatibilità delle scelte energetiche e del futuro tecnologico;
il cibo, la casa, il lavoro i giovani la meritocrazia e la democrazia digitale vengono associati a valori positivi. Papa Francesco appare anche nel 2018 l’unico leader condiviso e nettamente lontano
dalla percezione che invece gli italiani hanno della chiesa considerata invece una parola dai significati più controversi.
NEL QUADRANTE OPPOSTO IL PASSATO RIFIUTATO si colloca invece il mondo della politica e delle istituzioni che non sembrano suscitare emozioni positive. Quindi parole come partiti politici percepiti come legati ad un passato che non cambia, razzismo, populismo e fake news si collocano nella zona più deleteria e negativa di questa indagine. In ultimo negativo anche il ruolo delle Ong le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo.
IN MEZZO, TRA PASSATO E FUTURO IL PRESENTE CONTROVERSO in questa terra di mezzo dei “temi controversi”,  trovano collocazione soprattutto le molte questioni sollevate dalle ondate
migratorie e della gestione dei migranti, i mezzi di informazione, il reddito di cittadinanza che provoca dibattiti, l’Unione Europea, l'euro e anche gli esponenti dei nuovi movimenti politici Di Maio dei 5Stelle e il leader della Lega Matteo Salvini.

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