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Libertà di stampa in pericolo, la mappa 2019 di RSF


L'indice mondiale sulla libertà di stampa del 2019, compilato da Reporters Without Borders (RSF), mostra come l'odio verso i giornalisti sia degenerato in violenza, contribuendo ad aumentare la paura di scrivere. Il numero di Paesi considerati sicuri, dove i giornalisti possono lavorare in completa sicurezza, continua a diminuire, mentre i regimi autoritari continuano a stringere la presa sui media.
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La mappa della libertà di stampa nel mondo. Infograficapisano

L'indice RSF, che valuta lo stato del giornalismo in 180 Paesi ogni anno, mostra che è stato innescato un clima intenso di paura e l'ostilità si riversa soprattutto verso le testate di natura politica. La Norvegia è al 1° posto nell'Indice 2019 per il 3° anno consecutivo, mentre la Finlandia (in rialzo di due posizioni) si è classificata al 2° posto. Un aumento delle molestie informatiche ha causato la Svezia (terza) la perdita di un posto. In Africa, le classifiche di Etiopia (110°) e Gambia (92°) sono significativamente migliorate rispetto all'Indice dello scorso anno.

Molti regimi autoritari sono la causa di molte cadute di Paesi nell'Indice. Il Venezuela (148°) dove i giornalisti sono stati vittime di violenze e la Russia (al 149°) dove il Cremlino ha usato arresti e leggi draconiane per aumentare la pressione su media indipendenti e su Internet. In fondo dell'indice, entrambi Vietnam (176°) e Cina (177°); precipita l'Eritrea (178°) al terzultimo posto, nonostante il vento di pace con la vicina Etiopia e infine il Turkmenistan (giù due a 180°) è ora l'ultimo, in sostituzione della Corea del Nord (179°).

Solo il 24% dei 180 paesi e territori è classificato come "buono" o "abbastanza buono", rispetto al 26% dello scorso anno. Gli Stati Uniti di Trump al 48° posto e il gigante sudamericano il Brasile al 105°. Minacce, insulti e attacchi fanno ora parte dei "rischi professionali" per i giornalisti in molti paesi. In India (140°), dove i critici del nazionalismo indù sono etichettati come "anti-indiani" nelle campagne di molestie online, sei giornalisti sono stati assassinati nel 2018.

Reporter investigativi coraggiosi
Con questo clima di ostilità diffusa, è necessario il coraggio per continuare a indagare sulla corruzione, l'evasione fiscale o il crimine organizzato. Sale l'Italia dal 46°del 2018 al 43° e soprattutto i giornalisti dei media sono sottoposti a crescente persecuzione giudiziaria quasi ovunque nel mondo, per esempio anche in Paesi diversi come Algeria (141°) e la Croazia (64°).

Inseguiti da procedimenti giudiziari che prosciugano le loro risorse finanziarie, come in Francia (32°) o a Malta (77°), possono anche essere incarcerati come in Polonia (59°) e in Bulgaria (11°) dove 2 giornalisti sono stati arrestati dopo aver trascorso diversi mesi a indagare sull'uso improprio dei fondi UE. Oltre a cause legali e procedimenti penali, i giornalisti investigativi sono soggetti a minacce e ritorsioni di ogni altro tipo ogni volta che sollevano il velo su pratiche corrotte. Da case incendiate in Serbia (90°) o uccisi come a Malta, in Slovacchia (35°), in Messico (144°) e in Ghana (27°). Il livello di violenza usato per perseguitare i giornalisti è culminato con l'omicidio raccapricciante dell'editorialista saudita Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul lo scorso ottobre dopo aver inviato messaggi agghiaccianti ai giornalisti dell'Arabia Saudita (172°). Per paura delle minacce di morte ormai per sopravvivere molti giornalisti si censurano o smettono di scrivere del tutto.

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