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Quali sono i Paesi che emettono più CO2 al mondo

Dai dati della Commissione europea che monitora l'andamento delle emissioni globali di CO2 fossile, che sono in totale 37.857,564, si possono capire molte cose anche se uno non è uno studioso o uno scienziato della materia. Ci sono delle economie che emettono quantità di anidride carbonica eccezionale, e altre che nel resto del mondo subiscono loro malgrado queste emissioni. Certamente la Cina con il suo 33,0% di emissioni di CO2 fossile nel 2021 resta in cima al mondo e supera con il suo dato straordinario di 12.466,32 tonnellate metriche all'anno la somma di tutte le emissioni annuali degli Stati Uniti, dell'India, dei 27 Paesi Ue e della Russia.

Infografica Le emissioni CO2 globali. Elaborazione Bruna Pisano©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GRUPPO DELLE SEI
Nel 2021 Cina, Stati Uniti, 27 Paesi UE, India, Russia e Giappone sono i maggiori produttori di CO2 fossile al mondo. Insieme rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del prodotto interno lordo globale (Banca mondiale, 2022), il 66,4% del consumo globale di combustibili fossili (Definito come la somma di tutti i consumi energetici primari di carbone, combustibili fossili liquidi e gas naturale) e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile. Le emissioni 2021 rispetto ai dati del 2020 (anno pandemico) di questo gruppo sono aumentate, con l'India e Russia che hanno registrato i maggiori incrementi in termini relativi rispettivamente del 9,5% e del 7,4%.

2001 L'ANNO CHE HA CAMBIATO IL MONDO
Per capire le emissioni straordinarie della Cina bisogna andare indietro nel tempo. Dal 1970 in poi l'andamento delle emissioni resta costante fino al 1990 quando ancora gli Usa con 5.067,480 producevano il doppio di CO2 della Cina 2.425,644. L'11 dicembre 2001, esattamente 3 mesi dopo l'attentato alle Torri Gemelle a New York, la Cina entra a far parte WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio e niente più sarà come prima. Con la delocalizzazione sfrenata delle industrie mondiali per sfruttare il basso costo della mano d'opera locale, la crescita del dragone cinese, ma anche tutta l'area asiatica, diventa inarrestabile. Nel 2005 dopo soli 4 anni dall'ingresso nel WTO con 6.338,438 di emissioni si verifica il sorpasso della Cina sull'economia americana ferma a 5.950,655.

Nave containers con merci dall'Asia verso i mercati occidentali
IL PREZZO IN CO2 DELLE SPEDIZIONI MARITTIME
Confronto periodo 1990-2021. Anche le spedizioni internazionali di merci attraverso gli oceani hanno registrato un aumento vertiginoso di emissioni CO2. Le spedizioni di merci hanno avuto un incremento del 47% dal 1990 (370,994) al 2021 (699,722). La "globalizzazione", che ha spostato le produzioni in Asia, ha prodotto una quantità di emissioni, solo via mare, più alte rispetto per esempio a quelle di un anno della Germania (665,88), più del Canada (563,53) e il doppio delle emissioni di un anno di CO2 dell'Italia (319,669). Il trasporto aereo ha registrato un incremento del 33,8% dal 1990 (258,944) al 2021 (390,166) con una battuta di arresto nel 2020 per la pandemia. Resta comunque che la somma del trasporto mercantile via mare (1,8%) e l'aviazione (1,0%) produce il 2,8% delle emissioni globali.

CHI SALE E CHI SCENDE DAL 1990 AL 2021 (In tonnellate metriche all'anno)
Chi sale. Le emissioni della Cina sono cresciute dell'80% dal 1990 (2.425,644) al 2021 (12.466,316) così come l'India del 77,3% dal 1990 (600,025) al 2021 (2.648,779) e il Brasile che registra un aumento del 53,3% dal 1990 (228,603) al 2021 (489,858).

Chi scende. I 27 Paesi UE con il 27,3% sono quelli che hanno diminuito di più le emissioni dal 1990 (3.819,235) al 2021 (2.774,927) con il dato attuale di 7,3% delle emissioni globali  equivalenti a 6,25 t CO2/cap in termini pro capite. L'Italia ha avuto una riduzione del 25,8% dal 1990 (430,447) al 2021 (319,669). Anche la Russia con il 18% ha ridotto le emissioni dagli anni 1990 (2.395,644) al 2021 (1.942,535), così come gli Stati Uniti del 6,2% dal 1990 (5.067,480) al 2021 (4.752,019), il Giappone del 7,4% dal 1990 (1.171,755) al 2021 (1.084,69).

Il Green Dean della Ue prevede il contestato bando dei motori termici nell'Europa entro il 2035
QUALI I SETTORI INCRIMINATI
Il totale delle emissioni CO2 al mondo è di 37.857,564 tonnellate metriche all'anno. Il principale responsabile della produzione di anidride carbonica è il settore della PRODUZIONE DI ENERGIA. Il dato dell'INDUSTRIA ENERGETICA di 14.258,81 insieme ad ALTRA COMBUSTIONE INDUSTRIALE di 7.643,48 fanno la parte da leone, segue il dato dei TRASPORTI con 8.117,46 e ALTRI SETTORI con 4.424,09 e infine l'EDILIZIA con 3.412,74.  Il dato cinese della PRODUZIONE DI ENERGIA rappresenta il 44% del totale delle sue emissioni nel 2021.

IL BANDO DEI MOTORI TERMICI IN EUROPA
In merito alle nuove direttive UE contestate da alcuni paesi UE tra cui la Germania e l'Italia sulla messa al bando entro il 2035 dei motori termici in tutta l'Europa, si possono mettere a confronto i dati delle emissioni sui TRASPORTI, che comprende anche l'automobile, di due Paesi Ue come l'Italia 92,1 e la Germania 143,45, con l'India 28,23, la Cina 955,46 e con gli Stati Uniti che con 1.647,57 sono in cima alla lista delle emissioni. La produzione di CO2 va nell'atmosfera globale quindi o è un obiettivo di tutti anche dei più grandi inquinatori o non ha senso ridurre solo in un'area circoscritta dell'Occidente.

IL VERTICE 2022 IN EGITTO
Prima nel 2015 con l'Accordo di Parigi e poi ribadito nell'ultimo vertice del 2022 Cop27 di Sharm el-Sheikl si conferma la necessità di ridurre le emissioni globali di CO2 del 43% entro il 2030 rispetto al livello del 2019. Nel documento rilasciato si parla di "auspicio" di eliminare i sussidi alle fondi fossili a favore delle fonti rinnovabili. Molti osservatori più radicali considerano questo documento "debole" perché si chiede solo la "riduzione" dell'utilizzo di carbone per la produzione di energia e non la sua totale "eliminazione". Ma determinate scelte devono essere messe in pratica da governi di vari paesi su economie diversificate e bisogna tener conto delle conseguenze reali sul tessuto sociale. La Cop 27 aveva lo scopo di attuazione delle direttive di Glasgow ma la pandemia e i rallentamenti e le crisi economiche, la guerra in Ucraina, le tensioni geopolitiche e il rischio di conflitti nucleari, hanno fatto fallire molti progetti di finanziamenti per il clima messi in campo in precedenza e allungato i tempi previsti per la realizzazione degli obiettivi. 

LOSS&DAMAGE
L'unico risultato dell'ultimo vertice è il documento Loss&Damage con l'adozione di un fondo per risarcire i paesi vulnerabili che subiscono gli effetti delle emissioni dei paesi ricchi. Ma su questo tema i grandi inquinatori del mondo si sono defilati. Gli Stati Uniti per esempio, che avrebbero dovuto sborsare 40 miliardi di dollari nel 2019 nel fondo Green Climate Fund per la responsabilità storica di aver cumulato emissioni straordinarie ne ha stanziati invece solo 7,6 circa il 19% dei fondi richiesti. Positiva anche la richiesta Europea di includere la Cina nei Paesi industrializzati, per cui far passare il gigante asiatico da "Stato ricevente" a "Stato finanziatore" della finanza climatica. La Cina col suo 33% di emissioni globali, che ambisce a tutti gli effetti ad essere considerata superpotenza mondiale, ancora oggi invece fa parte dei paesi in via di sviluppo e usa questa posizione per sottrarsi all'onere di partecipare a questo fondo Loss&Damage che tende a "risarcire" finanziariamente quei paesi poveri che subiscono le conseguenze delle emissioni CO2 altrui. Appuntamento a Dubai per il prossimo vertice Cop28.

Fonte dati "CO2 emissions of all world countries". Elaborazione Bruna Pisano©RIPRODUZIONE RISERVATA

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