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Caravaggio a Roma e il suo ultimo domicilio conosciuto

MICHELANGELO MERISI DETTO IL CARAVAGGIO ARRIVA A ROMA
Nel 1595 Caravaggio a 24 anni decise di emigrare da Milano a Roma. In quella Roma papalina di Paolo V, in cerca di fortuna e soprattutto di lavoro come pittore che alla fine era l’unica cosa che sapeva fare bene. Il quartiere romano dove costruì la sua fortuna di grande artista fu Campo Marzio, con le sue strade e i suoi vicoli, nella contrada della Scrofa, in un fazzoletto di bellezze architettoniche e monumentali tra la Chiesa di San Agostino, San Luigi dei Francesi, Palazzo Madama, Palazzo Giustiniani, il Pantheon, Piazza Navona, insomma il cuore pulsante di una certa Roma antica-romana-classica e rinascimentale e soprattutto meravigliosa tra chiese, fontane e monumenti architettonici unici oltre ad un pullulare di umanità piena di vita con un dialetto diverso dal suo e fatto di strade e vicoli di sampietrini, di commercio, di botteghe di artigiani, di locande e osterie.

Ritratto Caravaggio, Accademia di San Luca, Roma Italia
UN MECENATE CARDINALE PER AMICO
Dopo grandi difficoltà e stenti riuscì a entrare nelle grazie di un uomo potente al punto tale da diventarne il pupillo, il Cardinale del Monte persona molto sensibile all’arte e con una raffinatissima cultura. Il mecenate decise di mantenerlo e proteggerlo anche se ne aveva capito l’indole ribelle e nello stesso tempo però intuito anche le potenzialità del genio assoluto. E Caravaggio non lo deluderà, perché con il suo stile innovativo e straordinario ottenne subito notorietà e fama in quella Roma a cavallo tra i due secoli '500-'600, animata da artisti, cantieri, colori, geni dell’architettura, ricchezza e libertà totale di espressione e lui non tarderà a lasciare il suo segno indelebile. 

Il ricchissimo Cardinale, che animava i salotti del tempo, lo invitò a vivere nel suo palazzo, che era una residenza romana prestigiosissima, oggi sede del Senato della Repubblica Italiana, Palazzo Madama, ma Caravaggio, che era uno spirito libero ma anche attaccabrighe e rissoso, mal sopportava questa condizione di ospite scomodo in case patrizie e dopo aver cambiato residenza più volte, decise che per poter portare a termine le nuove commesse artistiche e avvicinarsi di più a quel mondo fatto dalla schiettezza del popolo e che voleva raccontare nei suoi quadri, doveva cercarsi per forza una casa in affitto per vivere da solo, possibilmente vicino alla residenza del Cardinale.

UNA CASA IN AFFITTO PER DIPINGERE I SUOI CAPOLAVORI
Così l’8 maggio 1604 la vedova di un ricco mercante affittò a Caravaggio un’abitazione di cui aveva l’usufrutto in una stradina dal nome Vicolo di San Biagio, oggi chiamata Vicolo del Divino Amore al n.19. Finalmente quindi dopo quasi 10 anni anni ospite in case altrui, poté iniziare a lavorare più tranquillamente ed esprimere al meglio il suo talento nella sua nuova casa-studio in un vicolo adiacente alle strade e piazze che amava frequentare giorno e notte.

Il Vicolo del Divino Amore, già Vicolo San Biagio casa di Caravaggio a Roma
IL PUGNO DI FERRO DELLE GUARDIE PAPALINE
La Roma papalina del '600 era sì un brulicare d'arte e passioni innovative, tant’è che tutti gli artisti europei contemporanei al Caravaggio ne sentivano il richiamo, ma oltre questo però tutta questa moltitudine di umanità doveva essere gestita e il controllo veniva fatto in maniera molto severa dal tribunale e dalle guardie del papa Paolo V, sua Santità infatti applicava persino la pena di morte in pubblica piazza. Negli Archivi di Stato di Roma sono conservate tutte le denunce, gli arresti e le condanne di tutti i cittadini residenti e anche di Caravaggio, e soprattutto la sua dettagliata descrizione a verbale come di uno "vestito quasi di cenci, scapigliato, con sguardo di fuoco e con un dialetto diverso dal consueto" forse perché in realtà era milanese. Da attaccabrighe e provocatore quale era si aggirava nei vicoli e nelle osterie con la spada, che per legge non era consentito, sempre a caccia di risse e siccome all'epoca il servizio d'ordine e la giustizia funzionavano benissimo, sul suo capo risultano registrate decine di denunce di vario genere, con veloci condanne e molti giorni di cella. Una di queste denunce riguardò proprio la sua nuova casa.

I PREZIOSI DOCUMENTI STORICI DEGLI ARCHIVI DI STATO
Sempre in questi fantastici Archivi di Stato esiste il contratto di affitto del '600 della casa-studio di Caravaggio all’interno del quale l’artista fece scrivere delle clausole che lo autorizzavano a smontare il solaio della soffitta per allargare lo spazio e poter lavorare in un ambiente più ampio per le sue tele così imponenti e che avevano bisogno di molta metratura. Inoltre aveva bisogno di allestire delle scene con due fonti di luce dall'alto per i suoi numerosi modelli che sceglieva nelle osterie o nelle strade e che faceva posare per ore del suo studio. La padrona di casa acconsentì a questi lavori strutturali con la clausola però del ripristino dei volumi interni a fine contratto a spese di Caravaggio.

LA FUGA A GENOVA DOPO UNA RISSA
Ma l’indole era quella e nel 1605 a piazza Navona ferì dopo una lite, pare per una sua modella, un notaio e fu immediatamente ricercato da tutte le guardie del Papa, perché già noto alla giustizia diciamo pure recidivo, e fu costretto a fuggire a Genova e restarci per 6 mesi finchè i suoi protettori riuscirono a concordare una soluzione con la vittima per evitargli il processo e il carcere.

IL VICOLO DEL DIVINO AMORE 19
Qui ritorniamo al Vicolo del Divino Amore 19 quando la padrona di casa, non ricevendo più l’affitto da sei mesi, si rivolse al tribunale ottenendo subito il sequestro di tutti i beni del pittore come risarcimento, con una lista che descrive tutte le suppellettili, le tazze, i cesti, i bicchieri le bottiglie, le stoffe insomma tutti gli oggetti che Caravaggio usava per allestire i suoi quadri e a cui dava dei significati allegorici. Al suo rientro a Roma il pittore si trovò senza casa e senza i suoi poveri averi e sotto casa della padrona cominciò a tirare dei sassi per dispetto contro le persiane della finestra, come un ragazzaccio di strada qualsiasi e anche questa volta fu fatta l’ennesima denuncia contro di lui dalla signora che al magistrato fece mettere nel verbale: “Questa notte circa le cinque hore è venuto detto Micchalangelo et ha tirato molti sassi alla mia gelosia della fenestra che me l’ha spezzata tutta da una banda; dopoi è repassato assieme con certi altri sonando una chitarra et si sono fermati nel cantone del vicolo”... insomma i tribunali funzionavano a dovere a Roma.

Particolare oggetti in uso da Caravaggio che furono sequestrati. Amor vincit omnia Staatliche Museen Berlino

Altri oggetti di Caravaggio con cui allestiva i suoi dipinti. Bacco Galleria degli Uffizi Firenze

Canestra di frutta alla Pinacoteca Ambrosina di Milano, Italia
Poi l’anno dopo, in un’altra serata da dimenticare, uccise con la spada un personaggio importante, una specie di boss della zona, con amicizie altolocate addirittura fino al Papa e qui però inizia un’altra storia, quella della sua fuga disperata dalla condanna a morte verso il sud dell’Italia e nel Mediterraneo, inseguito dal mandato di cattura che lo porterà lontano oltremare. In ogni luogo però dove fece sosta per racimolare il denaro per sopravvivere, grazie alla sua notorietà e alla sua straordinaria bravura, gli furono commissionate opere importantissime. Lasciò le sue tracce immortali ovunque fu costretto a fermarsi con quell’arte e quella passione che sapeva dipingere sulla tela solo lui.

CARAVAGGIO E L'ULTIMO DOMICILIO CONOSCIUTO
Questa è un po’ la storia della casa di Caravaggio che ho voluto raccontare. Oggi è sempre lì, anche restaurata in maniera  anonima e non segnalata dall'amministrazione capitolina, in quel vicolo stretto dove Caravaggio visse i suoi anni migliori, dalla fame alla gloria, con le sue opere innovative, col suo stile che  rivoluzionerà l'arte in tutta l’Europa. Anche con le sue debolezze e le sue pazzie fuse nel suo incredibile ed immenso talento artistico fino all'ultimo giorno della sua tragica fine su una spiaggia da solo a 39 anni. Il suo spirito trapela ancora, devo dire, tra le mura di questo piccolissimo vicolo di sampietrini e da quelle finestre, da quel portone da dove sarà entrato e uscito centinaia di volte e dove chissà forse in questa casa è stato a volte anche felice. Il Vicolo del Divino Amore 19 a Roma, dove visse una parte della sua vita e dipinse i suoi capolavori Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

Ingresso della casa-studio di Vicolo del Divino Amore 19 dove ha vissuto Caravaggio, Roma

Le finestre della sua casa-studio da dove certamente si sarà affacciato

La vista del vicolo e l'ingresso della casa
Altra veduta della casa del vicolo

Ingresso al civico 19 e le finestre della casa-studio

Ritratto di Caravaggio di Ottavio Leoni 1621, carboncino nero e pastelli su carta blu, Biblioteca Marucelliana, Firenze
Bruna Pisano. Photo Bruna Pisano ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Rinascimento e il nobile cavaliere del Giorgione

UNA VITA VISSUTA COME UN FULMINE
Giorgione fu pittore della Repubblica di Venezia grande e misterioso protagonista della scuola veneta. Apparve nella scena pittorica come un fulmine lavorò una decina o più di anni e morì di peste confinato e isolato nell'isola del Lazzaretto Nuovo a Venezia a 33 anni lasciando però opere da leggenda senza mai firmarle e tramandando ai posteri il grave compito di attribuirle.

Quest'opera bellissima del "Ritratto di guerriero con scudiero" racconta una storia di evoluzione che appartiene a quella rivoluzione culturale che fu il Rinascimento Italiano, che non fu solo nell'arte ma anche e soprattutto nella crescita generale della società civile. Il '300 fu caratterizzato dai mercenari, i famosi soldati di ventura che scendevano soprattutto dal Nord Europa e che erano in realtà degli assassini criminali che per denaro si offrivano ai vari signori per aiutarli nelle conquiste territoriali o per imporre tributi alla popolazione o altre nefandezze.

Il Ritratto di guerriero con scudiero, attribuito a Giorgione 1502-1510, Galleria degli Uffizi, Firenze, Italia.
IL MESTIERE DELLE ARMI E L'ARTE DELLA GUERRA
Nei primi 50 anni del '400 questo scenario si evolse e il mercenario diventò un soldato permanente che combatté per gli stati italiani che erano Venezia Napoli Firenze e Milano. Quindi in Italia in quel periodo i condottieri erano circa il 70% italiani e furono inquadrati con contratti permanenti e con stipendio fisso al servizio degli Stati in pace e in guerra. Gli Stati gestivano la spesa bellica e furono scritti i termini d'ingaggio di queste milizie con i costi di attrezzature e abbigliamento e soprattutto di comportamento.

DA SOLDATO DI VENTURA A NOBILE CAVALIERE
Fu un cambio epocale rispetto ai precedenti cavalieri di ventura perché in queste regole fu inserito un "codice militare" vero e proprio di comportamento molto rigido con una certa etica. Il codice prevedeva il divieto di stupro, di distruzione di istituti religiosi, il rispetto per i prigionieri, una moralità nelle logiche della guerra e non venivano tollerati abusi o ruberie e che se trasgrediti venivano puniti con la forca. In uno degli Stati italiani dell'epoca, Napoli, nel 1946 i nuovi soldati venivano scelti esclusivamente del luogo e si trasformarono in forze armate demaniali, furono statalizzati nella sfera militare degli aragonesi e servivano la corona. Alla fine della carriera come anche a Venezia avevano anche una pensione per sopravvivere (dagli scritti di Paride Del Pozzo del 1410-1493 un giurista che descrisse la Napoli aragonese fu inquisitore generale del Regno di Napoli e fu consultato da tutta Europa su questioni inerenti il duello, gli omicidi. Scrisse De Syindicatu" e il "Duello").

Castel Nuovo o Maschio Angioino, Napoli, dettaglio Arco trionfale/Foto Thoom
La guerra diventò un'attività regolata e con milizie professionali a cui veniva dato l'armamentario, fornito l'allenamento e il cavallo che non poteva essere cambiato e tutto gestito da capitani che dovevano controllare le milizie di cui era responsabile. E alla fine era l'obiettivo di molti diventare Cavalieri perché significava prendere l'ascensore sociale e essere rispettati da tutti e amati dalle donne.

I DUELLANTI E LE NUOVE REGOLE
Quindi il '400 sarà il secolo della trasformazione da mercenari a cavalieri con regolamentazione del duello, con codici morali militari e si gettarono le basi della duellistica europea. Anche i militari potevano sfidare a duello i nobili perché con posizione se non nobiliare ma di prestigio. Una civiltà della armi, un mestiere delle armi che poi sfocerà nel '500 con tutta l'epopea dei cavalieri, dei menestrelli e delle loro gesta narrate in poemi cavallereschi con morale, etica e codici di comportamento da seguire, una vera grande rivoluzione storica partita dal Rinascimento italiano e che contagerà tutta l'Europa fino all'epoca Carolingia dove poi molte idee veicolate nel Rinascimento si appannarono e ritornerà in auge una certa brutalità.

Castel Nuovo o Maschio Angioino, Arco di Tronfo, Napoli, Italia
IL NOSTRO GUERRIERO E IL SUO SCUDIERO
Qui si inserisce quest'opera che rappresenta proprio tutto questo nuovo mondo. Basta vederlo con il suo aiutante finemente vestito, che dopo avergli lucidato l'armatura si appresta a vestirlo. E lui il Cavaliere con un'armatura meravigliosamente lucida e bellissima che con la mano non brandisce la spada ma la sfiora, la accarezza dolcemente e fissa lo spettatore con questo sguardo fermo fiero ma malinconico che si prepara con coraggio e "moralità" alla battaglia. Una visione straordinaria di quel che verrà nel mondo quel secolo illuminato e per questo Giorgione fu un grande pittore perché dipinse in quest'opera il futuro che aveva intravisto.

Giorgione o Giorgio da Castelfranco Veneto pseudonimo di Giorgio Zorzi nato a Castelfranco Veneto 1477 e morto a Venezia nel 1510 

Bruna Pisano ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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