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Tutti i numeri sull'aborto in Italia, tra luci e ombre

I numeri sull'aborto in Italia a distanza di 44 anni dal primo referendum del 1978 che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all'interruzione di gravidanza fino ad allora considerato reato e punito dagli articoli 545 e seguenti del Codice penale con la reclusione fino a 12 anni.

Fu lo stesso anno del rapimento Moro, per capire il contesto storico e il clima nel Paese, quel 1978 quando il radicale Marco Pannella propose il Referendum sull'aborto con il raggiungimento del quorum, legge promulgata poi dal presidente della Repubblica Giovanni Leone, anche se il percorso che portò la politica e il paese alla depenalizzazione fu lungo e difficile e ci volle un altro referendum nel 1981.

Nell'infografica tutti in numeri del Ministero della Sanità 2020 nel "Rapporto attuazione della Legge 194/78" in Italia.

I numeri sull'aborto in Italia. Infografica di Bruna Pisano per TPI, © RIPRODUZIONE RISERVATA

In questi 44 anni la società italiana è cambiata nel profondo e attraverso i dati del Ministero si può tracciare l'identikit di che oggi decide di interrompere una gravidanza. È una donna italiana in particolare vive al Nord, ha un titolo di studio di scuola media superiore e un lavoro e fa ricorso all'interruzione di gravidenza nelle prime 8 settimane di gestazione.

La tipologia più usata è l'aborto terapeutico al 64,9%, nella fascia di età presa in esame 15-49 anni, il tasso di abortività in Italia è del 5,4 per 1.000 con un totale di 66.413 aborti, dati 2020. nelle regioni del Nord Italia si praticano quasi la metà del totale degli interventi con un tasso del 5,6 per 1.000, mentre nel Centro Italia il tasso è del 6,1 per 1.000.

Attiviste pro legge a Verona nel 2018 (Non una di meno)
Poi c'è la difficoltà di accesso alla legge in molte aree del Paese con regioni che hanno percentuali all'84,5% di obiettori di coscienza soprattutto ginecologi che di fatto impediscono l'applicazione, come per esempio nella Provincia di Bolzano, nel Molise, nelle Marche e in Sicilia, all'inverso invece la Valle d'Aosta rappresenta la regione col minor numero di ginecologi obiettori il 25% dove resta più facile accedere all'interruzione di gravidanza. In totale nel 2020 gli obiettori di coscienza al 64,6% sono ginecologi, al 44,6% sono anestesisti e al 32,2% il personale medico generico.
Attiviste pro legge e pillola RU486 a Verona

Resta come dato molto positivo il dimezzamento in 14 anni dei numeri delle donne che ricorrono all'interruzione di gravidanza, da 121.301 nel 2008 in discesa a 66.413 nel 2020, nonostante la difficoltà di approccio all'applicazione della legge 194/78 soprattutto in molte regioni per l'alto numero di personale obiettore. 

Cover Story approfondimenti per il Magazine TPI The Post Internazionale www.tpi.it

https://www.tpi.it/cronaca/aborto-perche-tsunami-pro-life-puo-travolgere-italia-202206309121152 

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Fonte dati infografica "Rapporto attuazione della legge 194/78" del Ministero della Sanità 2020

Infografica ed elaborazione dati Bruna Pisano/@brunapisano_visual



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