LA FINE DEL QUATTROCENTO E DELL'UMANESIMO. LA CRISI DI BOTTICELLI
La crisi artistico/esistenziale del Botticelli si presenta sul finire del secolo dell’Umanesimo il ‘400 e con l’avvento del nuovo secolo il ‘500. La morte a Firenze di Lorenzo il Magnifico (1492) e l'arrivo di un nuovo clima politico sociale incandescente che percorrerà tutto il ‘500 con gli attacchi ai costumi, alla cultura e all’arte del tempo trascorso da parte di Girolamo Savonarola e dei suoi seguaci, segna la fine del secolo dei sogni umanistici.
La crisi della società fiorentina di fine secolo sta proprio nello scontro tra Il Magnifico e il frate ferrarese che segna la conclusione di un’epoca, da una parte la fine della cultura e dell’arte neoplatonica accessibile alle classi più agiate e dall’altro nuove realtà anche di tipo politico e una certa nuova religiosità espressa attraverso opere “devozionali” e molto comunicative.
I vari "roghi delle vanità” messi in scena nelle piazze dai seguaci del frate innescarono nell’artista ripensamenti sulle sue opere che avevano dato vita ad una linea artistica così censurata e peccaminosa con minacce di giudizi divini e richieste di pentimenti ed espiazione pubbliche.
L’adesione di Botticelli alla dottrina di Savonarola fa seguito ad una crisi personale anche per la perdita di protezione e committenze e in sintonia con la crisi della società fiorentina per la distruzione delle certezze. Le difficoltà trovano espressione nel dipinto allegorico "La Calunnia” che rappresenta un po’ la svolta verso il credo savonaroliano di Sandro Botticelli che abbraccia questo clima di intimidazione e colpa e rappresenta anche un addio alla Firenze di Lorenzo il Magnifico.
In alto autoritratto di Sandro Botticelli 1475. La Calunnia. Tempera 1491/1495 Galleria degli Uffizi Firenze Italia |
L’opera va letta da destra verso sinistra. L’artista inserisce il gruppo in una architettura con scene bibliche e di antichità classiche. A destra siede Re Mida, che trasformava in oro ciò che toccava, circondato da il Sospetto e l’Ignoranza che sussurrano insinuazioni. Il Re si tende verso un incappucciato che rappresenta il Livore accompagnato da una fanciulla che è la Calunnia che traina un giovane nudo in preghiera per i capelli con altre due figure di donne che sono l’Invidia e la Frode. Poi una vecchia con vesti logore che è la Penitenza che prende la scena e si rivolge ad una figura nuda che ricorda Venere che resta in disparte ed è la Verità.
Il tutto con forte senso drammatico in un vortice di movimento sferzato da vento impetuoso dove tutto si placa solo sull’immagine immobile della Verità, che anticipa il posizionamento, il movimento e delle nuove libertà nella composizione delle figure che troveremo negli artisti del ‘500.
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