Il simbolo di Venezia non sarebbe originariamente nato come grifo leontocefalo del primo ellenismo orientale tra il IV e l'inizio del III secolo a.C. ma sarebbe la ricomposizione di un'opera fatta in Cina e in epoca più tarda. L’annuncio è stato fatto durante il recente Convegno dedicato alla ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, 1254 -1324, da un’equipe di studiosi delle Università di Padova, di Ca’ Foscari e l'Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente/Ismeo.
Il Leone simbolo di Venezia e Veneto nella Piazzetta San Marco |
LA NUOVA TESI SULLA PROVENIENZA
Il Leone di San Marco potrebbe provenire dalla Cina e risalire al periodo Tang 609-907 d.C. I risultati delle analisi chimiche sugli isotopi del piombo prelevati dalla colossale statua in bronzo di quasi 28 quintali, indicano che la lega metallica proviene certamente da alcune particolari e uniche miniere del basso bacino del fiume Yang-tze, il Fiume Azzurro del sud della Cina e che l’opera potrebbe essere quindi uno “zhènmùshòu”, una creatura mitologica della Dinastia Tang che veniva collocata a guardia delle tombe reali e che avrebbe subìto nell’immediato e nel tempo una serie di ricostruzioni e cambiamenti sostanziali.
IL GUARDIANO DELLE TOMBE DI DINASTIA TANG
Ad osservazione il Leone appare pronto allo scatto, con il corpo inarcato, la testa rivolta verso sinistra e con le due zampe anteriori poggiate su un Vangelo aperto. Oltre al risultato delle analisi è proprio il muso, così poco felino ma umano e diabolico, che ha portato ad una connessione con la cultura cinese e a quelle statue molto somiglianti dette "guardiani delle tombe". Anche la criniera sul capo presenta delle irregolarità di forme per coprire strani spazi vuoti occupati probabilmente da due corna, anch’esse facenti parte dello stile del periodo Tang.
Il Leone di Venezia a confronto con una guardiano in pietra della Tomba Tangshun di Dinastia Tang |
DA CHI E QUANDO FU PORTATO A VENEZIA
Una cosa certa è che non fu Marco Polo a portarlo, perché lo scrisse lui stesso al ritorno dalla Cina nel 1295 quando lo vide già posizionato sull'attuale colonna in granito troadense eretta nel 1171 e proveniente da Costantinopoli. Non ci sono tracce sicure di come e quando fu portato a Venezia forse da qualche mercante veneziano, probabilmente a pezzi per essere poi ricomposto, ma esiste anche l'ipotesi che potrebbero essere stati il padre e lo zio di Marco Polo che, di ritorno dalla Corte del Gran Khan dei mongoli e imperatore della Cina (1264/1266), che avrebbero portato a Venezia questo animale fantastico in bronzo, nato per fare il guardiano di antiche sepolture di nobili e re nella regione di Shangai.
LE ALTRE IPOTESI SULLE ORIGINI IN CAMPO. Oltre a quest'ultima tesi sull’origine comprovata da una ricca documentazione e analisi scientifiche, ne esistono molte altre tutte ritenute plausibili. Una possibile e accreditata come facenti parte di un monumento a Ishtar, divinità femminile babilonese, eretto a Uruk o a Babilonia in età seleucide (IV-I secolo a.C.). Oppure come parte di un monumento di Tarso in Cilicia, un distretto dell'Asia minore attuale Turchia. In questa città infatti fino al III secolo d.C. esisteva un imponente monumento in cui Sàndon, la divinità protettrice della città, veniva rappresentato in posizione eretta su di un leone alato. Fonti storiche attestano che Tarso fu sede vescovile ed è verosimile credere che la statua originale che rappresentava una divinità pagana possa essere stata trasformata in un leone con un’altra connotazione, seguendo il credo di chi ne entrò in possesso al punto da mutare radicalmente e diventare il simbolo dell'Evangelista Marco.
La prima notizia scritta della presenza del Leone sulla sua colonna è del 1293 e viene citata in una delibera del Maggior Consiglio dove fu deciso di fare una grande opera di restauro, con il rifacimento delle ali e della coda così come per la zampa anteriore destra, le spalle e parte del torace. Nei secoli fu anche il soggetto per molti pittori soprattutto nel '700, tra cui il Canaletto, dove è facile vedere la differenza rispetto ad oggi in particolare l'assetto delle ali e altri dettagli scomparsi.
Canaletto La Piazzetta 1733-35, particolare Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma- L'arrivo trionfale a Parigi delle opere italiane bottino di guerra. |
IL DISASTRO NEL RITORNO A VENEZIA
Dopo la sconfitta di Waterloo del 1815 il capitano Dumaresq, appartenente alla settima coalizione anti-francese e a Parigi con le forze alleate, fu incaricato dall'Imperatore d'Austria di prelevare la Quadriga posta dai francesi sull'Arco di Trionfo parigino e il Leone di San Marco e ricondurli a Venezia. Durante questa procedura il leone cadde rovinando in mille pezzi e al suo rientro fu intrapresa una lunga e difficile opera di restauro affidata allo scultore Bartolomeo Ferrari prima di poter ritornare sulla sua colonna. In questa occasione furono messe nuove ali fondendo i frammenti raccolti, altri pezzi furono fissati sulle zampe e sulla coda mancanti. È anche per questo danno irreparabile subìto a Parigi che oggi appare così diverso dai dipinti del '700.
Fasi di trasformazione del Leone di san Marco Fonte Regione Veneto |
Il Leone di San Marco simbolo di Venezia e del Veneto |
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