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Il Rinascimento e il nobile cavaliere del Giorgione

UNA VITA VISSUTA COME UN FULMINE
Giorgione fu pittore della Repubblica di Venezia grande e misterioso protagonista della scuola veneta. Apparve nella scena pittorica come un fulmine lavorò una decina o più di anni e morì di peste confinato e isolato nell'isola del Lazzaretto Nuovo a Venezia a 33 anni lasciando però opere da leggenda senza mai firmarle e tramandando ai posteri il grave compito di attribuirle.

Quest'opera bellissima del "Ritratto di guerriero con scudiero" racconta una storia di evoluzione che appartiene a quella rivoluzione culturale che fu il Rinascimento Italiano, che non fu solo nell'arte ma anche e soprattutto nella crescita generale della società civile. Il '300 fu caratterizzato dai mercenari, i famosi soldati di ventura che scendevano soprattutto dal Nord Europa e che erano in realtà degli assassini criminali che per denaro si offrivano ai vari signori per aiutarli nelle conquiste territoriali o per imporre tributi alla popolazione o altre nefandezze.

Il Ritratto di guerriero con scudiero, attribuito a Giorgione 1502-1510, Galleria degli Uffizi, Firenze, Italia.
IL MESTIERE DELLE ARMI E L'ARTE DELLA GUERRA
Nei primi 50 anni del '400 questo scenario si evolse e il mercenario diventò un soldato permanente che combatté per gli stati italiani che erano Venezia Napoli Firenze e Milano. Quindi in Italia in quel periodo i condottieri erano circa il 70% italiani e furono inquadrati con contratti permanenti e con stipendio fisso al servizio degli Stati in pace e in guerra. Gli Stati gestivano la spesa bellica e furono scritti i termini d'ingaggio di queste milizie con i costi di attrezzature e abbigliamento e soprattutto di comportamento.

DA SOLDATO DI VENTURA A NOBILE CAVALIERE
Fu un cambio epocale rispetto ai precedenti cavalieri di ventura perché in queste regole fu inserito un "codice militare" vero e proprio di comportamento molto rigido con una certa etica. Il codice prevedeva il divieto di stupro, di distruzione di istituti religiosi, il rispetto per i prigionieri, una moralità nelle logiche della guerra e non venivano tollerati abusi o ruberie e che se trasgrediti venivano puniti con la forca. In uno degli Stati italiani dell'epoca, Napoli, nel 1946 i nuovi soldati venivano scelti esclusivamente del luogo e si trasformarono in forze armate demaniali, furono statalizzati nella sfera militare degli aragonesi e servivano la corona. Alla fine della carriera come anche a Venezia avevano anche una pensione per sopravvivere (dagli scritti di Paride Del Pozzo del 1410-1493 un giurista che descrisse la Napoli aragonese fu inquisitore generale del Regno di Napoli e fu consultato da tutta Europa su questioni inerenti il duello, gli omicidi. Scrisse De Syindicatu" e il "Duello").

Castel Nuovo o Maschio Angioino, Napoli, dettaglio Arco trionfale/Foto Thoom
La guerra diventò un'attività regolata e con milizie professionali a cui veniva dato l'armamentario, fornito l'allenamento e il cavallo che non poteva essere cambiato e tutto gestito da capitani che dovevano controllare le milizie di cui era responsabile. E alla fine era l'obiettivo di molti diventare Cavalieri perché significava prendere l'ascensore sociale e essere rispettati da tutti e amati dalle donne.

I DUELLANTI E LE NUOVE REGOLE
Quindi il '400 sarà il secolo della trasformazione da mercenari a cavalieri con regolamentazione del duello, con codici morali militari e si gettarono le basi della duellistica europea. Anche i militari potevano sfidare a duello i nobili perché con posizione se non nobiliare ma di prestigio. Una civiltà della armi, un mestiere delle armi che poi sfocerà nel '500 con tutta l'epopea dei cavalieri, dei menestrelli e delle loro gesta narrate in poemi cavallereschi con morale, etica e codici di comportamento da seguire, una vera grande rivoluzione storica partita dal Rinascimento italiano e che contagerà tutta l'Europa fino all'epoca Carolingia dove poi molte idee veicolate nel Rinascimento si appannarono e ritornerà in auge una certa brutalità.

Castel Nuovo o Maschio Angioino, Arco di Tronfo, Napoli, Italia
IL NOSTRO GUERRIERO E IL SUO SCUDIERO
Qui si inserisce quest'opera che rappresenta proprio tutto questo nuovo mondo. Basta vederlo con il suo aiutante finemente vestito, che dopo avergli lucidato l'armatura si appresta a vestirlo. E lui il Cavaliere con un'armatura meravigliosamente lucida e bellissima che con la mano non brandisce la spada ma la sfiora, la accarezza dolcemente e fissa lo spettatore con questo sguardo fermo fiero ma malinconico che si prepara con coraggio e "moralità" alla battaglia. Una visione straordinaria di quel che verrà nel mondo quel secolo illuminato e per questo Giorgione fu un grande pittore perché dipinse in quest'opera il futuro che aveva intravisto.

Giorgione o Giorgio da Castelfranco Veneto pseudonimo di Giorgio Zorzi nato a Castelfranco Veneto 1477 e morto a Venezia nel 1510 

Bruna Pisano ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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