INFOGRAFICA E DINTORNI

INFORMATION GRAPHICS E COMUNICAZIONE

La corsa globale alle armi e i signori della guerra

Era dal 2009 che la spesa mondiale in un solo anno per armarsi non registrava un simile aumento come quello registrato tra il 2022 e il 2023. Con un totale di 2.443 MLD$, secondo gli ultimi dati analizzati e pubblicati da SIPRI, la spesa globale in armamenti nel 2023 ha registrato un record storico

Sicuramente il conflitto russo-ucraino nel cuore dell’Europa e l’escalation delle tensioni geopolitiche in Asia e in Medio Oriente, hanno spinto verso l’alto i numeri che da un decennio erano comunque in lenta crescita. La spesa militare è aumentata in tutte e 5 aree geografiche analizzate, con maggiori incrementi di spesa registrati in America Europa Asia.

INFOGRAFICA I MERCANTI DI ARMI. Sono stati presi in esame i 15 Paesi che nel 2023 hanno speso di più in armamenti e che da soli con 1.974 MLD$ hanno rappresentato l’81% della spesa totale mondiale. Di questo gruppo gli Stati Uniti con 916 MLD$ e la Cina con 296 MLD$ sono i due Paesi che hanno speso il 49% della spesa mondiale. Le 5 aree geografiche che maggiormente hanno investito nel settore militare e i primi 20 più grandi produttori di armi al mondo nel 2022 di cui 9 statunitensi e 6 cinesi. Dati 2023 in miliardi di dollari.
Infografica I MERCANTI DI ARMI. Elaborazione Bruna Pisano ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
CINQUE PAESI RAPPRESENTANO IL 61% DELLA SPESA GLOBALE
1 STATI UNITI  Al primo posto della classifica col 37% della spesa mondiale troviamo gli Stati Uniti che hanno investito nel settore 916 MLD$ % +2,3% sul 2022 e +9,9% sul 2014, destinando il triplo di risorse investite dal secondo in classifica ovvero la Cina. Tra tutte le voci di spesa militare il maggior aumento % rispetto agli anni precedenti è stato destinato per il RDT&E (Research Development Test and Evaluation Appropriations) in linea con l’intento di spostare il mirino verso nuovi sistemi d’arma che potrebbero essere utilizzati in un potenziale conflitto con avversari con capacità militari avanzate invece di focalizzarsi su altri tipi di operazioni o di guerre asimmetriche.
2 CINA  La seconda spesa militare è quella della Cina che rappresenta la fetta del 12% della spesa mondiale. Ha mantenuto per circa 30 anni una spesa progressiva ma con 296 MLD$ un +6,0% sul 2022 e un +60% sul 2014 ha prodotto un incremento record. È anche il Paese che spende di più nell’area geografica Asia e Oceania e viene considerato dai confinanti come il principale motore delle tendenze di spesa e quindi percepito come crescente potenza miliatre di conseguenza rappresenta un forte traino per ampliare le proprie capacità belliche.
3 RUSSIA  Con 109 MLD$, la spesa militare russa è stata superiore di +24% sul 2022 e di +57% sul 2014, anno dell'annessione della Crimea e ha raggiunto alti livelli che non si registravano dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel dicembre 2022 in una situazione legata allo stato attuale di crisi la Russia ha pubblicato un bilancio rivisto per il 2023 che registrava un aumento ai finanziamenti di +21% per la voce “sicurezza nazionale e all’ordine pubblico”,  e sulla base del bilancio statale pubblicato nel 2023, per gli anni 2024–26 la spesa militare è prevista in rialzo. Restano comunque importi sottostimati per mancanza di informazioni anche per il conflitto in corso.
4 INDIA L’India con una spesa militare di 83,6 MLD$ è stato il quarto paese che ha speso di più a livello globale, con +4,2% sul 2022 e +44% sul 2014. Le spese nel 2023 sono rimaste basse per finanziare nuovi appalti militari mentre il 75% di questi importi è andato per attrezzature prodotte a livello nazionale, in linea con la priorità del governo che mira a rafforzare la prontezza operativa delle forze armate nel contesto delle tensioni in corso nell’area. La spesa militare indiana è stata principalmente il risultato dell’aumento dei costi del personale e delle operazioni, che hanno costituito quasi l’80% del bilancio militare totale nel 2023 e si può dedurre che il gigante indiano persegue l’obiettivo di diventare autonomo nello sviluppo e nella produzione di armi.
5 ARABIA SAUDITA Nel 2023 con circa 75,8 MLD$ si posiziona al quinto posto come maggiore spesa militare a livello globale, con una crescita di +4,3% sul 2022. Nonostante gli sconvolgimenti geopolitici, l’Arabia Saudita resta il più grande esportatore mondiale di petrolio greggio e la crescita della sua spesa militare è stata in parte trainata dall’aumento della domanda e su vasta scala dei prezzi del petrolio a seguito al conflitto in Ucraina.
 
TENDENZE % NELLE CINQUE AREE GEOGRAFICHE
I Paesi delle Americhe rappresentavano il 41% della spesa militare mondiale nel 2023 seguiti da quelli
dell'Europa il 24%, dell’Asia e Oceania il 24%, il Medio Oriente l'8,2% e l'Africa il 2,1%.

AMERICHE La spesa militare totale nel 2023 di tutti i paesi delle Americhe è stata di 1.009 MLD$  +2,2% sul 2022 e +10% sul 2014.

NORD AMERICA Nel Nord America la parte del leone spetta agli STATI UNITI. La spesa è stata di 943 MLD$  +2,4% sul 2022 e +11% sul 2014. Il CANADA con 27,2 MLD$ ha speso + 6,6% sul 2022 e + 49% sul 2014. Il Canada membro NATO ha contribuito con 1,3% del Pil nel 2023 molto sotto il 2% previsto dall’Alleanza Atlantica.

AMERICA CENTRALE E CARAIBI Il Centro America con 14,7 MLD$  ha visto una diminuzione dello 0,4% rispetto al 2022. La lotta all'aumento della criminalità interna dell’area ha portato ad un maggiore utilizzo delle forze militari in alcuni Paesi e in particolare nel MESSICO dove la spesa nel 2023 verso la Guardia Nacional, creata nel 2019, ha raggiunto 11,8 MLD$ con un incremento di +55% sul 2014. La REPUBBLICA DOMINICANA ha aumentato le spese militari di 893 milioni di $ con +14% sul 2022, un forte incremento per la sicurezza interna e per gestire la crisi che ha travolto Haiti culminata nel 2021 con l’assassinio del presidente Jovenel Moïse.

SUD AMERICA Con 50,7 MLD$, la spesa del 2023 in Sud America è stata in calo di -0,3% sul 2022 e di -7,2% sul 2014, solo il BRASILE con 22,9 MLD$ ha speso registrato un segno positivo, un +3,1% sul 2022, e ha inoltre destinato l’1,1% del PIL per la spesa militare con l’obiettivo di arrivare al 2% del PIL.

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EUROPA Nell’area 588 MLD$ è quanto è stato speso in armi in Europa con un aumento del +16% sul 2022 e del +62% sul 2014. La guerra in corso in Ucraina è certamente la ragione che ha spinto al riarmo un intero continente come non si vedeva dalla seconda guerra mondiale.

EUROPA CENTRALE E OCCIDENTALE. Nel 2023 l’Europa Centrale e Occidentale ha speso 407 MLD$ +10% sul 2022 +43% sul 2014. Il REGNO UNITO con 74,9 MLD$ è il Paese che ha speso di più nel 2023 +7,9% sul 2022 e +14% sul 2014. Il governo britannico ha annunciato un piano a lungo termine per aumentare ulteriormente la spesa per il carico militare del Regno Unito. LA GERMANIA è cresciuta per il secondo anno consecutivo fino a raggiungere i 66,8 MLD$ un +9,0% sul 2022 e +48% sul 2014. Come Paese NATO nel 2023 ha versato per il carico militare l’1,5% del PIL e il governo tedesco con vari provvedimenti e fondi extra-bilancio ha anticipato al 2024 l’aumento della spesa da versare all’Alleanza del 2% sul PIL che era previsto per il 2025. LA POLONIA ha speso in armi 31,6 MLD$ con un aumento di +75% sul 2022 e +181% sul 2014 il maggiore aumento annuale di qualsiasi Paese europeo, in parte finanziato con un meccanismo di fuori bilancio creato nel 2022 aumentando l’onere fiscale dal 1,6% al 3,8% sul PIL. Nell’aprile del 2023 LA FINLANDIA è diventata il 31° membro della NATO e la spesa militare finlandese è stata di 7,3 MLD$ +54% sul 2022 con 2,4% del PIL. L’aumento triplicato del 2023 della spesa  militare la Finlandia lo ha destinato agli appalti per migliorare le capacità militari con l’acquissto di aerei F-35 e vari sistemi di difesa aerea oltre che la sostituzione delle armi fornite all’Ucraina.

Leopard 2 produzione tedesca 
EUROPA ORIENTALE Nel 2023 in Europa Orientale la spesa è aumentata del +31% raggiungendo 181 MLD$ il livello più alto dal 1990, RUSSIA e UCRAINA guidano la crescita di +118% sul 2014. Il maggiore incremento del 2023 si è verificato in Ucraina la cui sua spesa militare è stata di 64,8 MLD$ +51% sul 2022 e +1.272% sul 2014 facendolo diventare l’ottavo Paese al mondo per spesa in armamenti. L’Ucraina dove la spesa militare rappresenta il 37% del PIL ha ricevuto aiuti militari da oltre 30 Paesi, tra il quali gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania e quasi tutti gli Stati membri della UE. Nel 2023 ha ricevuto almeno 35MLD$ in aiuti militari nel corso dell’anno, tra cui 25,4 MLD$ dagli Stati Uniti.  
Un militare russo esamina un missile ipersonico Kinzhaal prima del decollo del MIG-31K. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/EP
ASIA E OCEANIA. La spesa militare nell'area sale in maniera ininterrotta dal 1989, nel 2023 è stata pari a 595 MLD$ con +4,4% sul 2022 e +46% sul 2014.

La CINA, secondo paese mondiale per spesa miliare, guida questi aumenti nell’area Asia Orientale trainando i paesi vicini come l’India nel 2023 quarto paese mondiale. La spesa ha raggiunto 411 MLD$ +6,2% sul 2022 e un +52% sul 2014. (Dati stimati su quelli disponibili). Il GIAPPONE ha stanziato la cifra record di 50,2 MLD$ per le forze armate un +11% sul 2022 e +31% sul 2014. Il Paese con il più grande programma di riarmo dalla seconda guerra mondiale, mira a rafforzare le proprie capacità militari investendo in aerei, navi e missili a lungo raggio. Dal 2023 al 2027 il budget nipponico prevede di spendere circa 310 MLD$ in armi con una media annua di spesa di 62 MLD$. Anche la COREA DEL SUD che nel 2023 ha speso 47,9 MLD$ come il Giappone ha stanziato per le forze armate nel periodo 2023-2027 la cifra di 253 MLD$ con una media di 50MLD$ all’anno. TAIWAN ha speso 16,6MLD$ con una crescita sul 2022 di +11% a seguito delle tensioni nell’area, l’isola ha stanziato un fondo extra-bilancio nel 2022 destinato all’acquisto di aerei F-16 e sistemi navali. Questi fondi sommati rappresentano nel 2023 il +21% della spesa militare totale del Paese.

Droni cinesi: Fonte Immagine: www.globaltimes.cn/content/1182386.shtm
MEDIO ORIENTE I Paesi dell’area mediorientale hanno speso in totale 200 MLD$ +9% sul 2022. Dati stimati su quelli disponibili.

Alcuni paesi hanno speso di più in armi come l’ARABIA SAUDITA, ISRAELE e la TURCHIA. I sauditi con 75,8 MLD$ e gli israeliani con 27,5 MLD$ sono nella rosa nei 15 paesi al mondo che nel 2023 hanno speso di più. Gli israeliani con l’inizio del conflitto a Gaza hanno aumentato del +24% sul 2022. Anche l’IRAN ha investito in armi circa 10,3 MLD$ con un incremento dello +0,6% e secondo i dati forniti sarebbero stati interamente destinati al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica.

Un missile lanciato durante un'esercitazione dell'esercito iraniano lo scorso gennaio (Iranian Army via AP)
AFRICA Ha speso in armamenti 51,6 MLD$ un +22% sul 2022 e +1,5% rispetto al 2014. 

NORD AFRICA I Paesi del Nord-Africa con 28,5 MLD$ hanno speso di più in tutto il continente africano registrando un +38% sul 2022 e +41% sul 2014. L'Algeria con 18,3 MLD$ +76% sul 2022 e il Marocco con 5,2 MLD$ -2,5% sul 2022 insieme hanno rappresentato l'82% della spesa africana. Il balzo della spesa dell'Algeria non succedeva dal 1974, agevolato dalla congiuntura favorevole delle esportazioni record di gas verso l’europa che ha favorito un boom delle entrate, mentre la spesa del Marocco si è contratta per il secondo anno consecutivo. 

SUB-SAHARA Nei Paesi della fascia sub-sahariana la spesa ha raggiunto i 23,1 MLD$ + l’8,9% sul 2022 e -22% sul 2014. La Nigeria con 3,2 MLD$ e +20% sul 2022 è il Paese con la più grande spesa della sub-regione aumento avvenuto in un contesto di aumento della sicurezza. La Repubblica Democratica del Congo ha raddoppiato la sua spesa nel 2023 con 794 milioni di dollari con +105% sul 2022. Vari fattori hanno contribuito a questo aumento, la spinta del governo per rafforzare le forze armate per arginare gli scontri con vari gruppi armati, la grave crisi con il Ruanda e la decisione di richiedere il ritiro anticipato delle missioni dell’Onu dal Paese. Il Sud Sudan ha speso 1,1 MLD$ un record +108% sul 2022 per far fronte all’escalation di violenza sia all’interno del Paese che per affrontare le crisi e la guerra civile nel vicino Sudan.

Carri Armati BMPT-62/Algeria
Forze Armate nigeriane

I Mercanti di Armi
Fonte: Trend Military Expenditure 2023; Aprile 2024. SIPRI Stockholm International Peace Research Institute

La Calunnia e la fine del mondo di Sandro Botticelli

LA FINE DEL QUATTROCENTO E DELL'UMANESIMO. LA CRISI DI BOTTICELLI

La crisi artistico/esistenziale del Botticelli si presenta sul finire del secolo dell’Umanesimo il ‘400 e con l’avvento del nuovo secolo il ‘500. La morte a Firenze di Lorenzo il Magnifico (1492) e l'arrivo di un nuovo clima politico sociale incandescente che percorrerà tutto il ‘500 con gli attacchi ai costumi, alla cultura e all’arte del tempo trascorso da parte di Girolamo Savonarola e dei suoi seguaci, segna la fine del secolo dei sogni umanistici.

La crisi della società fiorentina di fine secolo sta proprio nello scontro tra Il Magnifico e il frate ferrarese che segna la conclusione di un’epoca, da una parte la fine della cultura e dell’arte neoplatonica accessibile alle classi più agiate e dall’altro nuove realtà anche di tipo politico e una certa nuova religiosità espressa attraverso opere “devozionali” e molto comunicative.

I vari "roghi delle vanità” messi in scena nelle piazze dai seguaci del frate innescarono nell’artista ripensamenti sulle sue opere che avevano dato vita ad una linea artistica così censurata e peccaminosa con minacce di giudizi divini e richieste di pentimenti ed espiazione pubbliche.

L’adesione di Botticelli alla dottrina di Savonarola fa seguito ad una crisi personale anche per la perdita di protezione e committenze e in sintonia con la crisi della società fiorentina per la distruzione delle certezze. Le difficoltà trovano espressione nel dipinto allegorico "La Calunnia” che rappresenta un po’ la svolta verso il credo savonaroliano di Sandro Botticelli che abbraccia questo clima di intimidazione e colpa e rappresenta anche un addio alla Firenze di Lorenzo il Magnifico.
In alto autoritratto di Sandro Botticelli 1475. La Calunnia. Tempera 1491/1495 Galleria degli Uffizi Firenze Italia

L’opera va letta da destra verso sinistra. L’artista inserisce il gruppo in una architettura con scene bibliche e di antichità classiche. A destra siede Re Mida, che trasformava in oro ciò che toccava, circondato da il Sospetto e l’Ignoranza che sussurrano insinuazioni. Il Re si tende verso un incappucciato che rappresenta il Livore accompagnato da una fanciulla che è la Calunnia che traina un giovane nudo in preghiera per i capelli con altre due figure di donne che sono l’Invidia e la Frode. Poi una vecchia con vesti logore che è la Penitenza che prende la scena e si rivolge ad una figura nuda che ricorda Venere che resta in disparte ed è la Verità.
Il tutto con forte senso drammatico in un vortice di movimento sferzato da vento impetuoso dove tutto si placa solo sull’immagine immobile della Verità, che anticipa il posizionamento, il movimento e delle nuove libertà nella composizione delle figure che troveremo negli artisti del ‘500.

Il sonno per la scienza rimane ancora un mistero

In passato c'era chi considerava il sonno un momento o un lasso di tempo tra la veglia e la morte. Certamente sappiamo che è una fase importante sia nell'uomo che nel mondo animale ma ignoriamo ancora perché il dormire sia una necessità fondamentale per la sopravvivenza e resta uno dei più grandi misteri della Biologia.

Dal punto di vista scientifico si sanno poche cose di base. Sicuramente si sa che il sonno produce dei segnali elettrici nel cervello di tutti gli esseri viventi e, che a differenza per esempio del letargo animale, e a seconda delle fasi, può essere interrotto. Si sa anche che nessun essere vivente può ostacolarlo e se costretti alla veglia il sistema va subito compensato con sonni "di recupero".

Infografica "Le fasi del sonno" @brunapisano_visual ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
Il primo circuito. Dopo una serie di esperimenti su animali e esseri umani molti ricercatori hanno identificato che il circuito regolatore della necessità di dormire sia sviluppato dall’orologio Notte/Giorno. Oggi sappiamo che il sonno è legato al funzionamento di questo orologio interno fatto di fibre e cellule nervose del cervello, con geni che si accendono e spengono reciprocamente ogni 24 ore circa regolando così gli ormoni del sonno. Questo orologio sintonizza il metabolismo al comportamento della rotazione terrestre e il suo ciclo si sincronizza attraverso dei segnali luminosi che provengono degli occhi, quindi al buio si dorme e alla luce si è svegli.

Il secondo circuito. La necessità di dormire è controllato e regolato da un altro circuito abbastanza misterioso e del quale gli scienziati ad oggi sanno ancora poco. Non si riesce a spiegare perché un neonato dorma 17 ore al giorno, un bambino dalle 9 alle 11 ore e un adulto dalle 7 alle 9 ore e perché il sonno degli anziani diventi così leggero spesso interrotto dalle veglie. E come la carenza di sonno influenza il metabolismo ormonale e il sistema immunitario.

Il bisogno di sonno varia molto da persona a persona e la privazione totale su alcuni animali ha portato entro breve tempo a rifiuto del cibo e alla morte, non ci sono indicazioni che questo avvenga anche tra gli esseri umani sta di fatto che quando è troppo scarso influenza il metabolismo ormonale e il sistema immunitario.
I neonati dormono 17 ore al giorno rispetto ad un adulto che dorme dalle 7 alle 9 ore

I Geni del sonno. Il  comportamento del sonno è anche regolato da centinaia di Geni ma individuarli tutti e legarli ad un determinato funzionamento è ancora oggetto di ricerca. Anche se la maggior parte degli animali dorme con i due emisferi del cervello è stato scoperto che alcuni soggetti in particolare in mare e in cielo, dormono solo con una metà del cervello sicuramente per mantenere uno stato di allerta davanti ai pericoli. Uno studio pubblicato su Nature Communications dimostra infatti che non solo gli uccelli sono capaci di sonno uniemisferico, ma che sanno mantenere la capacità di orientarsi e volare persino in fase REM, lo stadio del sonno che comporta la perdita completa di tono muscolare. Da questo si può dedurre che anche l'uomo primordiale avesse questa facoltà e che l'evoluzione nel tempo abbia eliminato questo elemento legato alla sopravvivenza e durante il sonno contrariamente a quanto si possa pensare il cervello non si "riposa" bensì continua a consumare molta energia anzi probabilmente di più del consumo della veglia che è del 20% dell'energia corporea. L'uso di questo consumo energetico è ancora misterioso si ipotizza che nel sonno il cervello resetti informazioni e nozioni acquisite durante la veglia per fare spazio a nuovi ricorsi acquisite durante la veglia.
Gli uccelli sono in grado di dormire durante il volo usando una parte del cervello

L'infografica Le Fasi del sonno. Quando dormiamo tutto il corpo riposa. La temperatura e la pressione sanguigna diminuiscono, la respirazione e il polso rallentano e la coscienza gradualmente si dissolve. Ma il nostro cervello rimane attivo. 

Stato di veglia/sonno. Da quando chiudiamo gli occhi, nel nostro cervello appaiono onde alfa, di frequenza compresa fra 8 e 13 hertz. Queste frequenze rappresentano un «barometro di rilassamento», e si manifestano anche durante l’ipnosi e la meditazione. Sappiamo anche che questi segnali non spariscono quando ci addormentiamo e che si presentano anche in altre fasi del sonno. 

Durante la notte ci svegliamo varie volte: è una cosa normale. Queste fasi di risveglio sono però così corte che il giorno dopo non ce ne ricordiamo più. Certe persone, una volta che si sono risvegliate, faticano però a riaddormentarsi. Esse ruminano sovente cattivi pensieri, di cui spesso è responsabile l’ormone del sonno, la melatonina: essa suscita senza dubbio una voglia di dormire, ma anche una forma di depressione.  

Stadio Uno. Dopo esserci addormentati, entriamo nella prima fase del sonno, nella quale il cervello riduce la sua attività. A volte si producono contrazioni muscolari, la cui causa ci è sconosciuta. Esse potrebbero avere svolto qualche  ruolo nei nostri antenati primati, evitando loro di cadere al suolo quando dormivano sugli alberi.

Stadio Due. Mentre i nostri muscoli si distendono e la coscienza si attenua, la registrazione dell’attività elettrica (EEG) presenta bruschi soprassalti chiamati complessi K. Si osservano anche fusi del sonno, sequenze rapide di onde ravvicinate la cui durata può raggiungere i due secondi. Nell’insieme le onde elettriche guadagnano in ampiezza ma perdono in frequenza. 

Stadio Tre. La tensione muscolare decresce di continuo e noi non percepiamo più il nostro ambiente. Appaiono delle onde delta, quelle dalla frequenza più bassa. Quanto più esse sono numerose, tanto più il sonno è profondo.  

Stadio Quattro. Questa quarta fase è costituita essenzialmente da onde delta. Noi siamo in uno stato di totale incoscienza e rilassamento. È difficile per noi risvegliarci in questo momento. Questo è il periodo in cui si può essere sonnambuli o parlare nel sonno. 

Il sonno paradosso. È chiamato anche sonno REM, Rapid Eye Movement  è dunque caratterizzato da rapidi movimenti degli occhi sotto le palpebre, da un aumento della pressione sanguigna e da un’accelerazione del respiro e del polso. Questa fase è spesso popolata di sogni vivaci e numerosi. La funzione dei sogni rimane discussa. Essi potrebbero servire a elaborare informazioni accumulate durante la veglia, a proporre scenari creativi per il futuro, e persino ad alleggerire la memoria. 

La perdita del tono muscolare. Il sonno paradosso si accompagna a una perdita totale delle contrazioni muscolari. Questa paralisi comandata dal cervello evita di trasformare il sogno in azione. I risvegli che possono presentarsi in questo stadio producono il sentimento sgradevole di non poter fare il minimo movimento. 

Il sonno è fondamentale per la vita sia nell'uomo che nel mondo animale

Il sonno è essenziale alla vita e resta ad oggi, nonostante tutte le ricerche scientifiche, un mistero inspiegabile. Ma oltre ad essere un groviglio di circuiti elettrici nervosi, una sincronia tra orologi interni e centinaia di Geni al lavoro il sonno è anche quel rifugio di ognuno di noi per desideri sconosciuti, ispirazioni, ricordi che il nostro cervello elabora immerso nell'oscurità della notte e spesso tra la veglia e il sonno può presentarci un mondo fantastico fatto di spunti illogici ma soprattutto produce e ispira la creatività con nuove idee da trasportare nelle nostre vite.  

Information Graphics. Bruna Pisano. @brunapisano_visual. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

I nuovi paesi Brics e la strategia del controllo marittimo

L’avvenimento più rilevante a Johannesburg è stato l'ingresso programmato dei sei nuovi paesi scelti nel folto gruppo di quelli che già avevano fatto domanda e legati dall'opposizione comune al sistema finanziario occidentale. 
I fondatori Brasile Russia India Cina Sudafrica hanno trovato un accordo su alcuni paesi molto diversi tra loro, ma con un grande fattore in comune: il mare. Sono tutti affacciati o limitrofi al mare e posizionati strategicamente sui principali "Choke Points” o Stretti marittimi, da dove transitano i commerci marittimi globali, perché da sempre chi controlla gli Stretti ed i canali, controlla gli scambi commerciali e gli equilibri dell’economia mondiale.
 

Per capire la motivazione della scelta basta vedere l’infografica e la posizione dei primi sei paesi in entrata Egitto, Eiopia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Iran e Argentina. Due in Africa, tre nel quadrante mediorientale e uno in Sud America. Il gruppo indubbiamente rappresenta una potente alleanza di economie emergenti con un notevole peso globale. Per quanto riguarda gli altri ingressi verranno convalidati nel 2024 al prossimo vertice a Kazan, la capitale russa del Tatarstan in Russia.

La strategia Brics dei Choke Points, l'infografica dei nuovi Brics e degli Stretti. Infograficapisano ©RIPRODUZIONE RISERVATA 

LA TALASSOCRAZIA E IL BLOCCO ANTI-OCCIDENTALE

Il più recente impero marittimo fu quello britannico con dominio militare e commerciale che diede il via ad una certa forma di globalizzazione. Oggi chi governa in maniera imperialistica le rotte del mare, sono gli Stati Uniti la Gran Bretagna e gli alleati, soprattutto grazie alla loro potenza militare e alla capacità politica di intervenire in maniera decisiva in questo delicato gioco di equilibrio. Tutto si poggia su storici percorsi navali, su Stretti e canali, mantenuti aperti e disponibile a tutti. L’ingresso nei Brics dei paesi affacciati sul mare e che mirano a far parte di un nuovo ordine multipolare, potrebbero accelerare la fine di un vecchio equilibrio e contribuire a disegnare un nuovo scenario del commercio che potrebbe rappresentare il capolinea della globalizzazione come la conosciamo oggi.


IL COMMERCIO MARITTIMO GLOBALE

L'80% degli scambi commerciali globali è di tipo marittimo e le tratte più importanti passano attraverso 6 Stretti maggiori. Questi punti di strozzatura sono passaggi strategici che collegano tra loro aree marine e registrano per la loro posizione ottimale elevati volumi di traffico navale. Sono anche considerati zone d’acqua critiche per molti fattori, quello strutturale per la loro conformazione, quello geopolitico perché aree vulnerabili a interruzioni o chiusure conseguenti a disordini politici e anche a rischio attacco delle piraterie che imperversano in quelle acque. 


GLI STRETTI PRIMARI, I PIÙ TRAFFICATI DALLE NAVI MERCANTILI

Malacca tra Malesia e Indonesia che collega il Pacifico e l'Indiano

Hormuz tra Oman e Iran che collega il Golfo Persico al Golfo di Oman

Bab el-Mandeb tra Yemen e Gibuti la porta d'ingresso del Mar Rosso

Suez in Egitto che collega il Mar Rosso al Mar Mediterraneo l'Africa e il Medioriente

Gibilterra tra Spagna e Marocco che collega il Mediterraneo all’Atlantico e al Mare del Nord

Panama nel cuore dell'America Centrale e collega l’Atlantico al Pacifico

Gli altri stretti minori e di tipo regionale

Il Bosforo ed il Dardanelli, entrambi situati in Turchia e determinanti per l’economia e la geopolitica della regione del Mar Nero. Lo Stretto di Sicilia, o canale Canale di Sicilia, situato tra Italia e Tunisia centrale nel traffico interno al Mar Mediterraneo.


LO STRETTO DI MALACCA

L’Indonesia delusa per il mancato ingresso nel primo blocco, resta in corsa. 

Lo Stretto è tra l’isola indonesiana di Sumatra e la Malesia ed è uno dei corsi d’acqua più critici dell’Asia. Fa da collegamento tra Cina, India e Sud-Est Asiatico, forse lo snodo più importante in assoluto per il traffico marittimo mondiale. Unisce l'Indiano al Pacifico e permette il passaggio attraverso il Mar delle Andamane al contestato Mar Cinese Meridionale, che è area d’influenza tra paesi antagonisti come Cina, Vietnam e Filippine e tutti affacciati su questo mare. Nel punto più piccolo è meno dello Stretto di Messina in Italia e, con una movimentazione di 37,3 milioni di container all'anno, registra un enorme rischio di collisione in navigazione per le 130 mila navi. La pericolosità del canale è data anche dall'assalto delle navi dei pirati che infestano da sempre le acque della Malesia.

Il porto di Singapore. La città-stato insulare di Singapore con il suo porto fu creata come un polo business regionale da Lee Kuan Yew che ottenne l’indipendenza dalla Malesia nel 1965. Oggi è diventato un ambiente imprenditoriale competitivo per le aziende che operano in Asia e che la posiziona al terzo posto nella lista dei centri finanziari globali dopo New York e Londra (Dati Gfci il Global Financial Centres Index l'Indice della competitività e influenza dei centri finanziari mondiali ). Si trova all’estremità meridionale della penisola malese e in una posizione strategica rispetto del ricco mercato della ASEAN l’organizzazione politica, economica e culturale di nazioni del sud-est asiatico che oggi conta 10 paesi  (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam) ed è la porta d’ingresso la regione Asia-Pacifico e verso la Cina. Il suo porto è primo al mondo per trasbordo, il più trafficato in termini di tonnellaggio marittimo e il secondo più grande dopo il porto cinese di Shanghai e punta a diventare l’hub crocieristico dell’Asia con strutture avveniristiche e che nel 2022 ha accolto 1,2 milioni di crocieristi. Nell'area Kuwait e Bahrein in attesa d’ingresso e interessati Pakistan e Afghanistan.

Base americana. Singapore, oltre ad aver ordinato 6 navi da combattimento alla Saab, ha autorizzato gli Stati Uniti a posizionare nella base di Changi quattro navi militari specializzate nel combattimento litoraneo e grazie a questa operazione la forza navale americana può controllare meglio l’accesso allo Stretto di Malacca, e gli Stati Uniti hanno un forte interesse a mantenere il controllo del passaggio.


Il porto della città-stato di Singapore il secondo mondiale per volume di scambio tra Malesia e Indonesia

LO STRETTO DI HORMUZ

L’Arabia Saudita, l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti ricchi paesi petroliferi dell'Opec. 

Con il loro ingresso di fatto vengono blindati i 60 km più importanti del mondo per il traffico di idrocarburi e cioè lo Stretto di Hormuz. Controllato principalmente dall'Iran, è il passaggio marittimo tra il Golfo Persico e Golfo di Oman che sfocia nel Mar Arabico. Il primo snodo cruciale per i combustibili diretti in Europa e nel Nord America. Con 21 milioni di barili al giorno è la rotta dei principali paesi esportatori di petrolio e in passato, come area critica, fu teatro di attacchi a petroliere e navi commerciali durante il conflitto Iran-Iraq.

Arabia Saudita-Iran-EAU. La recente pacificazione dell’area grazie alla mediazione cinese tra storici nemici come l’Arabia Saudita e l’Iran ha sconvolto il gioco delle vecchie alleanze e, soprattutto con la pacificazione in corso nell'area medio orientale e soprattutto nello Yemen, anche i potentissimi Emirati Arabi Uniti partecipano a questo passaggio storico. Arabia Saudita, Iran e EAU paesi dell’Opec e che insieme producono il 20% del petrolio mondiale dominano di fatto l’area dello Stretto di Hormuz punto chiave per il prezioso traffico internazionale di petrolio e gas. Nel Golfo Persico Kuwait paese Opec e Bahrein in attesa d’ingresso forse al prossimo vertice a Kazan, la capitale russa del Tatarstan in Russia nel 2024 e interessati anche Pakistan e Afghanistan.

Basi americane nell'area. Gli Emirati Arabi Uniti ospitano circa 2 mila militari nella base di Al Dhafra a Abu Dhabi dove sono presenti Caccia F-35 e sistemi di difesa aerea Patriot. Nel Qatar a Al Udeid c’è una delle basi militari più grandi di tutto il Medio Oriente con 11 mila militari, sede del Combined Joint Interagency TaskForce-Syria e del 379 Air Expeditionary Wing.  Nel Kuwait la base di Camp Doha e nel Bahrein la base Mina Salman è condivisa tra Usa e Gran Bretagna ed è da supporto alla Quinta Flotta ed entrambi i paesi hanno fatto richiesta d’ingresso nei Brics. 


Lo Stretto di Hormuz il passaggio tra la Penisola Arabica e l'Iran

LO STRETTO BAB EL MANDEB 

Etiopia e Egitto sono i due primi nuovi paesi africani ad entrare nei Brics.

Bab el Mandeb è tra la penisola arabica, lo Yemen e il Corno d'Africa e dalle due parti del canale la situazione è sempre stata molto instabile con una guerra in corso, ma che oggi risente positivamente di una stabilizzazione dello Yemen voluta dai sauditi e dagli iraniani. Lo Stretto è molto trafficato per il petrolio e il gas naturale tra l’Africa, il Medio Oriente e il Mediterraneo ed è la porta d'ingresso al Mar Rosso che finisce con lo Stretto di Suez. Da questa strettoia passa circa il 20% del traffico marittimo globale, con 20 mila navi all'anno e 4,7 milioni di barili di combustibili. Noto percorso di mare pericoloso anche per gli attacchi di navi pirata soprattutto somale.

L’Etiopia e Gibuti e la grande ferrovia. L'Etiopia è uno dei paesi più popolosi dell'Africa con un alto tasso di natalità, in crisi economica con un forte debito con il FMI, il secondo paese africano debitore verso la Cina. Confina con il piccolo paese che si affaccia sullo Stretto: Gibuti. Dal 2018 ha costruito una ferrovia di 756 chilometri Ethio-Gibuti che parte dalla capitale Addis Abeba e termina direttamente nel porto di Gibuti, ed è ad oggi il primo grande progetto ferroviario elettrificato di tutta l' Africa, gestito dalla joint venture di China civil engineering construction corporation (Ccecc) sotto China railway construction corporation (Crcc) e China railway group (Crec). Questa ferrovia ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo socio-economico dei due paesi, lo dimostrano i numeri della prima metà del 2023 con un +76% rispetto all’anno precedente, con trasporto oltre che di passeggeri anche di merci, con strutture refrigerate per i prodotti deperibili dal Porto di Gibuti verso l'interno e ha fornito vantaggi epocali non solo agli etiopi ma anche e ai paesi africani limitrofi. Tra l'Egitto e l'Etiopia in attesa di accedere al gruppo Brics c'è il Sudan, con una sanguinosa guerra civile in corso  che nel proprio porto a Bur Sudan vedrebbe, secondo trattative in corso con la Russia e osteggiate dagli Usa,  la costruzione della prima base navale russa in Africa.


IL CASO GIBUTI-IL CAVALLO DI TROIA DELL’AFRICA

Gibuti e le basi militari internazionali. Con quasi un milione di abitanti accoglie oltre 7 mila soldati stranieri in decine di basi militari che pagano un affitto al governo e che rappresenta il 3% del Pil nazionale. Decine di eserciti internazionali con la missione di tutelare i rispettivi interessi delle merci in transito.  AMERICANI sono 4 mila della Task Force Horn of Africa, con unità d'intelligence, bombardieri F15E, droni Predator e Reaper e pagano 56 milioni di euro/anno; CINESI sono 1.500 nell'unica base fuori dal territorio cinese e tutelano il passaggio del greggio sudanese e nordafricano, pagano 17 milioni di euro/annoFRANCESI sono 1.500 della Forces Francaises Djibouti (Ffdj)NIPPONICI sono 180 anche loro con la prima base militare fuori dal Giappone, pagano 5 milioni di euro/anno; ITALIANI sono in 90 con una base di supporto interforze in grado di ospitarne 300. ARABIA SAUDITA, GERMANIA, REGNO UNITO e SPAGNA si appoggiano alle basi militari esistenti dei paesi alleati, senza contare altri militari NATO. Un enorme esercito variegato col ruolo di “tutelare" gli interessi economici, anche con l’incognita di appartenere a paesi potenzialmente in contrasto tra loro, che creano tensione nell'area per l'alto rischio di intromissione politica e pressioni militari in contesti limitrofi come quelli del Medio Oriente o dell'Africa.


Lo Stretto di Bab El Mandeb tra Africa e Penisola Arabica la porta del Mar Rosso

LO STRETTO DI SUEZ

L’Egitto con 89 milioni di abitanti e in forte crisi economica e valutaria.

Lo Stretto è sul territorio egiziano ed è la via navigabile di 161 km che collega il Mar Rosso al Mar Mediterraneo e che riduce il viaggio tra Asia e Europa di 26 giorni sui 44 previsti evitando il Capo di Buona Speranza in Sudafrica. Nel canale il cui transito dura una media di 15 ore, si registrano 90 transiti giornalieri e le navi portacontainer navigano a circa un miglio nautico con una velocità di nove nodi, e soprattutto non hanno alternativa se vogliono essere competitive sul mercato. Lo Stretto di Suez, una delle vie d'acqua più importanti del mondo potrebbe, allontanandosi dal blocco occidentale a guida statunitense, allinearsi agli obiettivi e alle politiche del gruppo dei Brics e ha già indicato che pagherà nelle rispettive valute le importazioni da Cina, India e Russia uscendo dal dollaro.

L’Egitto. Dipendente dal grano russo/ucraino all’86% (dato 2020), nonostante abbia acquistato anche dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Serbia e dalla Romania. Si ritrova in piena crisi economica valutaria e alimentare con l'inflazione al 21,9%. È un forte debitore del Fondo Monetario Internazionale, con la moneta precipitata del 50% sul $ e il Cairo a dicembre ha ottenuto un nuovo prestito dal FMI a fronte di richieste di politiche monetarie volte a ridurre l’inflazione. Questa adesione ai Brics mira ad allentare la crisi e ridurre il debito accedendo ai prestiti della banca del gruppo la New Development Bank (NDB) oltre che rafforzare i propri legami commerciali ed economici con i Paesi che ne fanno parte. L’ingresso di Egitto ed Etiopia potrebbe risolvere anche una lunga disputa della Grande Diga del Rinascimento sul Nilo Azzurro che attraversa anche il Sudan.


Il Canale di Suez il passaggio tra Africa e Medio Oriente unisce il Mar Rosso e il Mar Mediterraneo

ALTRI IMPORTANTI STRETTI MONDIALI

LO STRETTO DI GIBILTERRA. 

In lista d'attesa per ingresso nei Brics il gigante energetico l'Algeria e la Tunisia. 

Tra Europa Spagna e Africa Marocco, lo Stretto è determinante nel traffico Europa/Atlantico e Asia/Nord Europa ed è controllato attraverso il promontorio chiamato Rocca di Gibilterra e che appartiene alla Gran Bretagna. Ogni anno circa 13 mila navi mercantili transitano, circa 35 al giorno in due direzioni, escluso il volume di traffico dei traghetti, cosa che lo rende uno dei tratti di mare più trafficati del Mediterraneo. Il principale porto del Mediterraneo è Tanger Med in Marocco con un movimento di 7,6 milioni di TEU nel 2022 con un +5,6% rispetto al 2021. Dopo la Brexit Gibilterra segna la frontiera dell’Unione Europea ed ancora considerato territorio esterno della Gran Bretagna uno dei tanti territori d’oltremare, dove i britannici decidono la politica estera, le relazioni esterne e le negoziazioni diplomatiche sono condotte direttamente dai rappresentanti del Foreign Office. Le trattative tra Londra, Bruxelles e Madrid non hanno a 7 anni dal referendum portato a nessuno risultato. Da oltre 300 anni Madrid prova a recuperare questo avamposto ma la resistenza la fanno anche i residenti come espresso in un referendum nel 2016. Dal 1713 infatti la Royal Navy installatasi nella Rocca controlla il commercio inglese nella regione e le tratte percorse da tutti i paesi dall’Atlantico al Mediterraneo oltre e fungere oggi da punto d’appoggio per le navi della Nato e della Sesta Flotta Usa e delle unità da guerra americane che sono libere di accedere alle strutture militari grazie al rapporto privilegiato anglo-americano. Per gli inglesi Gibilterra è rimasta l'ultima proiezione nel Mar Mediterraneo e resta fondamentale per Washington. Con la richiesta di ingresso nei Brics dell'Algeria membro Opec e Tunisia i rapporti di forza sul commercio marittimo e di influenza nell’area potrebbero mutare.


Lo Stretto di Gibilterra tra Africa e Europa che unisce il Mediterraneo e l'Atlantico

LO STRETTO DI PANAMA

Brasile e Argentina, nel 2024, paesi Brics nell’area. Hanno fatto richiesta Bolivia, Cuba, Honduras, Venezuela e interessati Messico, Nicaragua.

 È un canale artificiale di acqua dolce piovana e proveniente dalle foreste pluviali, una “scorciatoia” di vitale importanza, di circa 80 km di 3 chiuse con 6 conche, che permette alle navi di superare in 8/10 ore un dislivello totale di 26 m e navigare tra gli oceani Pacifico e Atlantico risparmiando 8 mila miglia nautiche da una costa all’altra degli Usa con meno di 21 giorni di viaggio. Nel 2022 ha registrato 14.239 transiti + 6,7% in più rispetto all’anno precedente, circa il 3% dell'intero traffico marittimo mondiale e gli Stati Uniti che incidono al 73% sul traffico annuale, hanno svolto un ruolo determinante nella costruzione e nell’amministrazione del canale hanno l’affitto perpetuo dello stretto.


I PORTI PIÙ TRAFFICATI E LE NAVI CONTAINER

Nella classifica mondiale del 2023 dei primi 30 porti container 11 sono in Cina.

Oltre agli Stretti essenziali sono i porti, in particolare quelli più trafficati del mondo, per la loro capacità di controllare il flusso di merci in entrata e in uscita, che fungono da partenza e destinazione finale con ampi punti di trasbordo.

 

La forza economica della Cina e dell’Oriente la si può dedurre dal numero di porti nella classifica mondiale Alphaliner 2023. I porti su trenta undici sono cinesi, tre americani Los Angeles/Long Beach, New York/Newark, Savannah, tre europei Rotterdam, Antwerp-Bruges, Amburgo, uno nel Mediterraneo Tanger Med in Marocco, uno in Medio Oriente Dubai/Jebel all, gli altri tutti in Oriente.


Nella Top Ten al primo posto il colossale porto container di Shanghai con un volume di 47,3 milioni di TEU nel 2022 +0,5%, segue Singapore (nello Stretto di Malacca) con 37,3 milioni di TEU -0,5%, seguono con % di volume rispetto al 2021 Ningbo-Zhoushan +6,8%, Shenzhen +4,3%, Qingdao +7,6%, Guangzhou +1,7%, Busan  (Corea del Sud) -2,9%, Tianjin +3,7%, Los Angeles/Long Beach (Stati Uniti) con 19,0 milioni di TEU -5,3%, e Hon Kong -7,0%. 


Il numero delle navi utilizzate è in continuo aumento con un totale di circa 100 mila imbarcazioni con stazza lorda maggiore di 100 tonnellate. La maggioranza dei container movimentati dalle grandi navi oceaniche sono strutture da 6 mt in lunghezza con portata 25 tonnellate (1 TEU) e da 12 mt di lunghezza (2 TEU), negli ultimi decenni l’utilizzo dei container è sempre aumentato e la “stazza" delle navi commerciali è stata resa compatibile con la necessità di attraversare proprio i canali e gli Stretti marittimi.


Il primo porto al mondo il gigantesco Porto di Shanghai in Cina. Foto Ji Haixin for China Daily

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